Una “Festa del mare” in centro città per sensibilizzare ad
un’economia attenta al territorio in vista del referendum per abrogare la legge
sulle trivellazioni in mare ed evitare che le nostre coste subiscano
l’estrazione di gas e petrolio e vadano a sottoporsi a inauditi rischi
ambientali e turistici. Con questo importante tema si è tenuta ieri presso la
sede di Confesercenti la conferenza stampa di presentazione della “Festa del
Mare”, che animerà piazza XI settembre domenica 10 a partire dalle 17. Sono
intervenuti alla conferenza Vincenzo Farina, presidente provinciale di
Confesercenti; Arturo Bova, consigliere regionale e delegato alla campagna
referendaria; Tullio Romita, docente e presidente dell'Associazione
Mediterranea di Sociologia del Turismo e Pasquale Capellupo, direttore
regionale Confesercenti. L’incontro, partecipato e ricco di interventi e
proposte, è stato moderato dal giornalista Carlo Minervini. «Il mare è il
grande attrattore di questa regione – dice Farina, sottolineando i motivi del
“sì” al referendum “notriv” del 17 aprile – pesando per il 90% nella nostra
economia. Il problema delle trivelle riguarda anche l’impatto visivo che queste
avranno: non si possono distruggere anni di sforzi per lanciare il turismo, per
la creazione di strutture, per la formazione del personale per questo. Il
referendum – continua Farina – non ha bandiere politiche: a noi sta a cuore
tutelare i cittadini». Sempre su questa lunghezza d’onda Arturo Bova che nel
suo intervento si sofferma sulle conseguenze della vittoria del “sì”, cosa che
auspica: «se passa il sì non va in porto nessuna riforma: si tratta
semplicemente di adeguarsi al fatto che le concessioni alle compagnie energetiche
debbano avere una scadenza. Le durate delle concessioni sono state previste per
prevenire i gravi problemi di tutela e sicurezza ambientale e lo smantellamento
delle piattaforme è a carico delle compagnie che le hanno installate. Solo tra
alcuni anni ci si riunirà per parlare di un’economia diversa dal fossile e far
vincere il “no” oggi significherebbe fare una scelta anacronistica». Secondo il
professor Romita non è chiaro il modello di sviluppo a cui questa nazione vuole
far affidamento: «Ci sono due approcci allo sviluppo, il cosiddetto approccio
sostenibile che viene definito dello sviluppo economico a ogni costo che si
regge sulla teoria che il danno che viene prodotto farlo rientrare diventa un
nuovo business, ma abbiamo ormai visto in pratica che ognuno si fa il suo
guadagno e sui danni non si fa nulla». L’ultimo intervento, a cura di
Capellupo, ha auspicato un impegno dal basso per far vincere il “sì” e non
l’assenteismo: «una forte partecipazione al referendum farà cambiare
atteggiamento al governo perché saprà in maniera chiara che ciò di cui vogliamo
parlare è economia ecosostenibile ed economia della bellezza».
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