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lunedì 28 marzo 2016

Viaggi di istruzione e preoccupazioni dei genitori per la situazione in Europa

È arrivato il periodo dei viaggi di istruzione, ma quanto i genitori si sentono condizionati dagli ultimi avvenimenti che stanno accadendo in Europa? «Forse oggi guardando il problema "dalla Calabria", pensiamo di essere meno esposti, – afferma Giuseppe Ielpa, padre di due studenti - ma chi ci dice che non possa accadere anche qui? Il terrorismo non è prevedibile! Non possiamo vivere blindati in casa, non è di certo così che eviteremo di trovarci coinvolti in un eventuale attentato! E non è trasferendo le nostre paure sui nostri figli che risolveremo i problemi… Sì alle gite di istruzione e alle esperienze in trasferta, anche all'estero. Ovviamente valutando bene il beneficio dell'esperienza e, per quanto possibile, i rischi a cui vengono esposti i ragazzi, non solo quelli legati al terrorismo, anzi, forse quelli sono più improbabili rispetto ad altri!». Non è l’unico genitore a pensare che il valore di un viaggio di istruzione sia molto alto: «generalmente sono propensa a mandare i ragazzi in viaggio di istruzione – racconta Teresa Fiorino, madre di Vanessa, liceale – e nonostante sia molto in ansia per l’attentato di Bruxelles e l’incidente in Spagna, ho dato il mio consenso perché anche mia figlia possa andare a Vienna, nelle prossime settimane. In realtà – conclude Fiorino - credo che in quei giorni non dormirò, spero che tutto vada per il meglio e raccomanderò a mia figlia di comportarsi bene». Così come un’altra mamma, Francesca De Luca: «sono un po' preoccupata, ma manderei sicuramente i miei figli in gita perché sono esperienze irripetibili per loro e importanti non solo dal punto di vista culturale, ma anche personale». I genitori capiscono che il rischio è spesso legato alle circostanze e pensano a dei rimedi: «Se penso a quanto accaduto in Spagna, a parte la fatalità, credo che si potrebbero evitare incidenti – afferma Mariagrazia Iauch, mamma di due adolescenti – se, ad esempio, si monitorassero le ore di guida, l'affiancamento o meno del secondo autista, si tenesse conto delle ore di riposo in relazione al numero di chilometri e altri accorgimenti simili. Diverso è il sentimento davanti al pericolo attentati ma cerco di soffocare la paura e di non trasmetterla alle mie ragazze – conclude Iauch - dico loro che non possiamo diventare indirettamente ostaggi. Con prudenza, certo, ma continuiamo a vivere i nostri sogni». La pensa così pure un’altra mamma che lavora anche come insegnante: «quando mia figlia ha parlato del viaggio di istruzione ho rievocato alle immagini dell’incidente in Catalogna – afferma Beatrice Stanganelli – e ho ripensato a quando parto come accompagnatrice e vigilo sull’autista, controllo il navigatore, accompagno i ragazzi ad attraversare la strada. Pensando alla grande occasione di crescita che un viaggio di istruzione propone allontano la paura e mi affido alle istituzioni, con l’auspicio che tutti siano professionali garantendo quella “sicurezza” che si trasforma in fiducia per future esperienze». «Sono mamma di tre figli e sono anche dirigente di una scuola primaria – commenta Iolanda Cerrone - sono assolutamente favorevole ai viaggi di istruzione: un momento di socializzazione e di conoscenza. Alla luce delle tragedie di Parigi e Bruxelles pensare ad organizzare un viaggio o addirittura consentire ai propri figli di parteciparvi è una scelta difficile. Da genitore sento però di voler trasmettere ai miei figli un messaggio di positività: gli dirò che non bisogna rinunciare a ciò che si desidera per paura poiché si tratta di opportunità di crescita e di condivisione e che non bisogna distruggere le nostre abitudini: viaggiare per i nostri figli è diventato uno stile di vita». 

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