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domenica 22 maggio 2011

Non essere più ostaggio


di Bruna Larosa


La violenza domestica rappresenta uno degli aspetti più crudeli e problematici della quotidianità proprio per questo è necessario sensibilizzare le persone prima che il parlare si traduca in una dolorosa e doverosa cronaca nera. È questo il desiderio alla base dell’evento Donne in Rinascita, che prende le mosse dal libro di Ada Celico, Io e le spose di Barbablù, e ha spronato un gruppo di artisti a esprimersi sul delicato tema.

La serata inaugurale della mostra, allestita nella Galleria Santa Chiara, lungo Corso Telesio, ha avuto inizio con la lettura di un brano di Jack Fonda letto dall’attore-regista Antonio Conti. Presenti all’evento di apertura oltre gli artisti, la scrittrice Ada Celico, Antonella Veltri del Centro Antiviolenza Lanzino e Maria Francesca Corigliano, Assessore provinciale alla Cultura. Il dibattito è stato moderato da Adele Filice, anche ideatrice dell’evento. Molti gli spunti di riflessione e analisi negli interventi.

La dott. Veltri si è soffermata sulla “necessità di riconoscere la violenza e gli atteggiamenti prevaricanti che possono umiliare l’intelligenza delle donne”, a questo proposito ricorda con lucida cognizione che la “comunicazione è spesso offensiva poiché viene usata per colpevolizzare la donna vittima, stigmatizzando il suo modo di vivere o il suo stile”. Molto sentito anche l’intervento dell’ Assessore Corigliano, che dal tavolo dei relatori si presenta come lettrice e cita alcune frasi che l’hanno aiutata a riflettere sul problema. “Un libro intriso di dolore e di speranza” dice coinvolta “in cui c’è una persona che si affaccia alla vita con un gran bisogno d’amore e porta con sé, crescendo, tutti i suoi dubbi”.

È il momento di dar voce ad Ada Celico che, da donna che ha avuto la forza di allontanarsi, esordisce rispondendo alla domanda “ci vuole più coraggio a restare in una situazione di violenza, o ad andar via?”. “Ci vuole più coraggio a rimanere” afferma convinta “non può esistere un’accettazione della violenza, tanto che mi sono sempre definita in ostaggio. I tempi della giustizia sono lunghi e diversi da quelli di una donna e allora quando ci si allontana si ha bisogno di altrettanto coraggio. Il coraggio di ricominciare da zero!”

L’esposizione artistica ha avuto il merito di non riflettere su se stessa, ma di dar apertamente spazio a emozioni e considerazioni sul delicato tema delle violenze che si consumano in ambiente familiare e offrendo ai presenti una rappresentazione di quanto avevano avuto modo di sentire.


ph. Roberto A. Calcaterra

Pubblicato sul numero 20 di Mezzoeuro in edicola dal 21 Maggio.

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