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martedì 8 marzo 2011

Sulle tracce dei terroni

di Bruna Larosa



In una sola musica il suono della risacca del mare, il ritmo del cuore che pulsa e quel grido, quel fremito che attraversa l’anima quando si vede in un barlume la libertà. L’arte di Sandro Sottile è senza tempo, si snoda su note incisive e ritmate raccontando storie antiche e nuove. Così, seguendo un percorso ben preciso, affronta temi di un’attualità disarmante in un modo mai banale, usando quel suo modo di fare musica, trascinante eppure intimo. Abbiamo parlato proprio con questo artista per sapere di più sulla sua arte di raccontare con le note e, anche, per conoscere il suo punto di vista di uomo del Sud e orgoglioso di esserlo.



Sottile, come è iniziata la sua passione per la musica?
La mia passione per la musica è nata sin dalla scuola media, quando presi per la prima volta in mano una chitarra, o forse ancor prima! Dalle mie parti c’era una tradizione bellissima: durante il periodo del Santo Natale solevano venire gli zampognari ad allietarci per tutto il novenario; probabilmente quel suono mi ha trascinato, mi ha accompagnato nel tempo fino a farmi innamorare di quella musica e perché no di questa musica, che oggi propongo con i miei lavori ed i miei concerti.


La sua è una musica impegnata per il Sud e ascoltando i suoi lavori si possono rivisitare origini e tradizioni, c'è un messaggio particolare che vuole trasmettere?
Con le mie canzoni canto il Sud, la sua musica, la sua poesia, le sue emozioni e canto di un Sud alternativo e anche di quella figura leggendaria e inafferrabile: il brigante. A questo proposito volevo citare dei brani da me scritti che descrivono questo Sud e la sua storia: "C'è quel Sud", "Zona Briganti", "Sulle tracce dei terroni". Il messaggio che io voglio trasmettere è un messaggio di positività e nello stesso tempo una sorta di ribellione dell'animo della gente del Sud. Questa straordinaria terra è ricca di tradizioni sia dal punto di vista storico che dal punto di vista artistico. la cultura qui nacque, pensiamo alla Magna Grecia! Riscoprire e rivisitare quindi le origini e le tradizioni del Sud è per me motivo di orgoglio.


Come lavora ad un suo brano?
Lavorare ad un nuovo brano significa esprimere i valori, i sentimenti, i ricordi di un tempo; scrivere di un passato che ci appartiene, ma pure e soprattutto di un presente che va vissuto. Quando scrivo di fatti, di avvenimenti e di personaggi che hanno caratterizzato la storia di questa terra, certamente leggo molto e mi documento tanto.


La Calabria è terra di partenze e di arrivi, lei che canta le sue origini, ma non trascura i suoi dolori, cosa ne pensa?
L'emigrazione è stata e forse è ancora, una piaga sociale insanabile che si abbatté sul Sud Italia dopo l'unificazione. Storicamente nacque con la "Questione Meridionale", ritenuta dai "civilizzatori" un grave problema nazionale. Io penso che questa tragedia non si sarebbe verificata se qualche "nuovo demagogo", o qualche "falso liberale" del tempo non avesse avuto la felice idea di occupare e depredare ciò che non era suo. Per quanto riguarda i cosiddetti "migranti" o "clandestini" e la maggior parte di quella gente che approda sulle nostre coste, in barche di fortuna senza conoscere il proprio destino, che dire? Guardiamoci un po' indietro, non facciamo anche noi demagogia, proviamo ad immaginare che quei bambini, quelle donne, quegli uomini siano nostri figli, nostre madri, nostri fratelli, siano essi bianchi o neri.


Spesso i giovani non vedono alcuna opportunità in questa terra così pur amandola e sentendo un forte senso di appartenenza ad essa finiscono per disprezzarla. C'è qualcosa che vorrebbe dire loro?
Nei miei concerti sento e percepisco molto calore, attaccamento e passione da parte dei tanti giovani verso la mia musica e quindi di sicuro verso questa terra bella e maledetta. Io non penso che ci sia del disprezzo, ma tanta rabbia verso chi, nel tempo, ha soffocato con una politica clientelare e devastante le varie opportunità che si presentavano e purtroppo sembra che quel tempo non sia ancora finito! Ai giovani voglio dire, senza motivo di presunzione, che solo e soltanto il talento non basta senza cultura e che l'ignoranza e il malaffare non portano da nessuna parte... La chiave è questa.


La sua nuova tournèe si chiama “Sulle tracce dei terroni”, è una provocazione?
"Sulle tracce dei terroni", vuole essere di sicuro una provocazione, ma anche una sorta di rivisitazione storica dell'Unità d'Italia. Guardiamola dalla parte di noi gente del Sud, di noi briganti, di noi terroni, raccontiamo ciò che non è mai stato detto ne’ scritto sui libri di storia, allora io non posso festeggiare un'Unità realizzatasi solo sulla carta. Il Sud fu conquistato dai Piemontesi con la forza, il 17 marzo possiamo e dobbiamo solo ricordare il massacro della nostra gente. Per quanto riguarda il Federalismo "che sarà un federalismo fiscale" il discorso sarebbe troppo lungo. Ben venga la secessione delle regioni del Nord e ben venga la ‘Padania libera’, non ne sentiremo certamente la mancanza.




Pubblicato sul n. di Mezzoeuro in edicola dal 5 marzo 2011

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