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domenica 6 febbraio 2011

Noi dal ritmo 'sottovuoto'

di Bruna Larosa


La musica è considerata il vero linguaggio universale e infatti con il suo insieme di note riesce sempre a trasformare la realtà in emozione. La magia che si crea quando tutti insieme, giovani e meno giovani si ascolta la stessa musica, magari ad un concerto, è certamente qualcosa di unico, difficile da ricreare in altre circostanze. Ci si sente parte di un tutto e si ha l’orgoglio di essere presenti in quel preciso momento ad intonare le stesse canzoni.


Eppure c’è chi la musica non si limita ad ascoltarla ma si prodiga per farla da sé, che sia per gli amici o per una piazza poco importa, è comunque un modo sano di vivere la vera amicizia e condividere la propria passione. Suonare in una vera band, soprattutto agli inizi non è per niente semplice poiché ci si scontra con le abitudini diverse di ogni componente del gruppo che tra gli studi, il lavoro e tutte le altre passioni che si possono coltivare, si organizza per realizzare qualcosa con gli altri.


Insomma tanta buona volontà tanta passione e ancora tanta voglia di stare insieme trascorrendo il tempo in un sogno ad occhi aperti. Sono tanti i giovani anche in Calabria che mettono su delle band e meritano attenzione, soprattutto in un momento di sfiducia dei giovani e verso i giovani, come quello che stiamo attraversando.


Di tutto questo abbiamo parlato con dei ragazzi della presila cosentina che si sono uniti in una cover band, The Under Empty. Si tratta di Jacopo Pupo, voce; Pasquale Mattia Malarico e Attilio Aura, chitarra; Mario De Franco, basso; Ylenia Scarnati, tastiera e Carmine Tripodi che suona la batteria. Il loro entusiasmo e la loro forte determinazione non hanno pari e finiscono per travolgere chiunque parli con loro di questo progetto che al momento è poco più di un sogno e poi chissà!

Quando avete iniziato ad appassionarvi alla musica?
La musica è sempre stata parte delle nostre giornate, sia che ascoltassimo i nostri cantanti preferiti, che ci esercitassimo a suonare, questo ancor prima di fondare il nostro gruppo. Abbiamo però avuto la fortuna di incontrarci e far crescere insieme la nostra passione.

Quando l’amore per la musica vi ha spinto a non fermarvi ad essere semplici spettatori, ma a creare un vostro gruppo?
L’idea è nata da Mario e Jacopo che sono ancora nel gruppo e Domenico che ad oggi ci segue come supporter. Sembrava un’idea folle, incompatibile con gli impegni di tutti i giorni, ma poi, con la costanza e un pizzico di fortuna siamo riusciti a farla diventare realtà. I problemi ci sono tutt’ora abbiamo pochi fondi e nelle nostre zone è difficile reperire una sala prove, ma crediamo tutti nel progetto e ognuno fa del suo meglio.

Come mai avete scelto di chiamarvi The Under Empty?
Per mancanza di fantasia! Avevamo il progetto, eravamo tutti convinti e decisi con i ruoli già definiti, ma non avevamo idea di come ci saremmo potuti chiamare come gruppo! Così abbiamo cominciato a chiedere in giro dei consigli e un caro amico ci ha suggerito ‘Sotto Vuoto’. Noi abbiamo semplicemente tradotto in inglese il suo suggerimento.

Oltre la passione cosa serve per fondare una band?
Saper suonare e cantare, mantenendo sempre una propria originalità. Alcuni di noi hanno degli studi in materia di musica, hanno frequentato delle scuole, mentre gli altri sono autodidatta. Di base però c’è la voglia di stare insieme e l’amicizia che ci lega.

Avete gli stessi gusti musicali?
In realtà no, i nostri gusti non sono poi così simili… Passiamo dai Queen a Ligabue, dagli U2 ai Nomadi, ma facciamo in modo che questo non condizioni il nostro repertorio; siamo una cover band e possiamo rispettare i gusti di tutti infilandoci qualcosa di nostro soltanto!

Da chi prendete l’ispirazione per le vostre performance?
Più che seguire un determinato musicista o cantante ci basiamo su ciò che ci fa divertire e riesce a far divertire anche il pubblico. Da un certo punto di vista il pubblico con cui ci confrontiamo decide la nostra scaletta, ci sono momenti o situazioni che richiedono brani ballabili e ritmati, altre che hanno bisogno di sottofondi più soft e romantici.

Siete dei ragazzi normali, con i vostri impegni e le vostre attività di studio e di lavoro, come fate a conciliare il tutto?
Ci sono volute delle lunghe riunioni, ma alla fine abbiamo stabilito un calendario così ogni sabato ci ritroviamo nella nostra sala prove, per ripetere i brani da presentare nelle piazze.

Potete riferirci di un’emozione particolare che avete vissuto proponendovi al pubblico?
Abbiamo proposto diverse performance, certamente quella che la prima volta ci ha svelato quale potessero essere le potenzialità della musica e nel nostro piccolo ci ha fatto provare i brividi l’abbiamo vissuta a Manneto di Celico. La partecipazione del pubblico ci ha a dir poco stupiti, sulle note de I cento passi dei Modena City Rambers tutti cantavano con noi e animavano la canzone di salti e marcette in un tripudio di entusiasmo.

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