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domenica 12 dicembre 2010

Il mito dell'archeologia

di Bruna Larosa


Scoprire la storia al di là della leggenda, avere tra le mani la realtà dei tempi e respirare l’odore caldo e avvolgente della terra che cela, come in un abbraccio, mille antichi tesori; deve essere questa la sensazione che vive sulla sua pelle chi si occupa di archeologia. La curiosità innata verso antichi usi e costumi, la possibilità di abbattere le barriere temporali e la consapevolezza di poter far tanto di più, addirittura arrivare a dare una base realistica a quegli avvenimenti storici di dubbia collocazione territoriale ma non solo. Un mondo certo affascinante e rivelatore che riesce a tradursi in passione e abnegazione quando, scoperto l’uso degli arnesi tipici del mestiere ci si cala alla ricerca della ‘verità’. L’emozione più grande è quella della storia scritta a parole che si materializza e diventa una plastica realtà tra le mani di chi studia e lavora nell’affascinante campo dell’archeologia. Sono tanti i siti archeologici che il nostro Paese può vantare, le civiltà che si sono successe nel tempo hanno fatto di questa terra una miniera preziosa per tali studi, sebbene non siano, poi, tantissime, per lo meno non quante potrebbero e dovrebbero, le persone coinvolte in questo tipo di attività.



Abbiamo parlato di questa affascinante passione con Angelica Tundis, studentessa universitaria che ha avuto la possibilità di approfondire la sua passione con lo studio sul campo, partecipando ad alcune spedizioni archeologiche.



Angelica, come ha scoperto la passione per l'archeologia?


Ho sempre avuto una grande passione nei riguardi della storia e dell’ archeologia in particolare. Il solo pensare di poter andare indietro nel tempo e scoprire il modo di vivere di antiche civiltà, o, ancor di più l’emozione di poterne far affiorare di nuove, mi ha sempre affascinato! Oggi so che l’ archeologia è tanto studio e, soprattutto, tanto lavoro eppure non posso far a meno di pensare che ad incentivare questa passione, per lo meno all’inizio, sia stato il telefilm "Relic Hunter" che mi faceva immedesimare nella protagonista di splendide avventure… Certo allora ancora non pensavo all’università ed è per me una sensazione fantastica oggi poter studiare l’archeologia per provare a realizzare il mio sogno.



L’archeologia è prima di tutto studio, ma anche esperienza sul campo. Com’è stata la prima volta che ha partecipato ad una sezione di scavi?


Ho avuto modo di fare alcune esperienze sul campo, tutte molto significative e in ognuna di queste ho imparato qualcosa. La prima volta che sono entrata in uno scavo ero talmente entusiasta da non stare nella pelle! Lì su due piedi non sapevo cosa mi sarei trovata davanti e soprattutto cosa avrei dovuto fare, ma ho trovato una grande disponibilità; infatti ho imparato a usare la trowel (la cazzuola adatta per lo scavo) e, la cosa più emozionante, come riconoscere uno strato dall'altro. Fin dalla prima volta ogni esperienza fatta mi ha donato qualcosa di prezioso, non solo perché sul momento mi ha permesso di soddisfare la mia curiosità, ma perché spero che questi possano essere gli strumenti che userò nel mio futuro.



C’è qualche situazione particolare che ha vissuto e ha voglia di condividere?


Da qualche settimana ho concluso l’ultima esperienza di scavo che è stata, anche, la più significativa. Il lavoro sul campo è stato intenso, ma in questa occasione mi sono occupata anche del "dopo - scavo "; ho provveduto cioè alla documentazione, che, per gli addetti ai lavori è uno degli aspetti più importanti del nostro operato. Attraverso la documentazione, ad esempio, abbiamo la possibilità di descrivere e interpretare le tracce trovate sul terreno. Ogni esperienza che ho avuto l’opportunità di vivere in questo campo mi ha provocato emozioni intense e sempre diverse, tanto che la mia passione ne esce sempre più rafforzata e cresce anche la speranza di poter continuare su questa strada.



Nonostante il nostro Paese possa vantare un patrimonio archeologico di inestimabile valore dislocato in ogni sua parte, l’interesse nei confronti di questa attività sembra spento. Allo stato dei fatti cosa si aspetta per il futuro chi come lei si impegna in questo particolare tipo di studio?



L’archeologia ci dà la possibilità di portare alla luce il nostro passato e, quindi, di rispondere all’innata esigenza dell’uomo di ‘avere delle origini’; attraverso questa considerazione emerge l’importanza di un impegno per la rivalutazione di questa attività. Senza Storia non saremmo nulla e l’ indifferenza in cui versa un’arte come quella di scavo e documentazione, mi fa capire che, in realtà, queste siano ancora sconosciute a molti. In un campo come l’archeologia c’è sempre tanto da imparare per raggiungere dei livelli importanti, così nonostante io abbia alle spalle diversi anni di studio, durante i quali ho dato tutta me stessa per riuscire a raggiungere un buon livello di formazione, so perfettamente che dovrò continuare a studiare e impegnarmi. È così per me e per quanti hanno scelto di intraprendere questa strada. Il traguardo, dunque, è ancora lontano, ma la speranza di sentirmi soddisfatta per aver avuto il coraggio di seguire la mia passione mi spinge a continuare per questa strada, nonostante tutto.

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