di Bruna Larosa
Si dice che non si debbano far piangere le donne perché Dio,
poi, conta le loro lacrime… Io non credo che sia così, semplicemente perché Dio
non può perdere il conto e sono troppe in Italia e nel mondo le donne violate
perché Egli possa tener nota di tutto. Qualche anno fa un tribunale di un paese
nord europeo condannò la Lego per “pubblicità sessiste”: il bambino che gioca
con le macchinine e la bambina alle prese con le padelle rosa non vanno bene: i
bambini andrebbero incontro a un indirizzamento troppo forte, imposto, e che
potrebbe non rispettare la loro indole. A novembre anche il nostro governo ha
pensato a qualcosa di simile. Ma… A qualcuno è mai venuto in mente che, mentre
ci si occupa dei messaggi subliminali da parte di giochi e stereotipi, sarebbe
importante che i bambini e gli adulti fossero educati? Educati alla donna, al
suo fascino, al suo modo di fare. Educati agli uomini, alla libertà di essere
fragili e di aver paura. Educati ad accettare le reciproche differenze. Educati
alla libertà di piangere l’uno sulla spalla dell’altra, in silenzio o a pieni
polmoni. Educati a parlare di sessualità in maniera giocosa e intelligente,
come scambio, come crescita, come esperienza. Educati a riconoscere il dolore e
l’amore, i difetti e i pregi. Liberi e felici di essere difettosi e non per
questo condannabili. In alcune relazioni il sottile filo della fiducia e
dell’accettazione si muove come se fosse un elastico. Do ut des, in una forma circolare di possesso e dolore che non è mai
felicità, ma speranza di felicità. Non sempre questo circolo viene riconosciuto
da entrambi i partner e, quando ciò accade, chi si allontana può diventare
vittima. Per via di commenti e dicerie che è tanto semplice mettere in circolo,
per via della non educazione all’altro o all’altra, una non educazione che non
concede di capire, ma è forza bruta, sospinta dall’idea della sottomissione e
del possesso. Un augurio per il nuovo anno: che gli uomini e le donne imparino
a sentirsi più vicini, ad essere onesti verso se stessi e verso il partner,
insomma, che coloro che decidano per una vita comune imparino a respirare
insieme perché solo una cosa conta davvero: legarsi a un’anima che ci renda
liberi.
Ph. Internet
Nessun commento:
Posta un commento