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venerdì 15 luglio 2016

Orti domestici, c'è chi dice sì!


 Pubblicato sulla Gazzetta del Sud  11/07/2016

Orti urbani anche a Rende che nell’ultimo consiglio comunale ha approvato l’idea di concedere dei terreni per la coltivazione di ortaggi a famiglie o ad associazioni. Non sono molti gli italiani che resistono alla tentazione di coltivare un angolo del proprio giardino o semplicemente un vasetto in terrazzo per avere sempre freschi gli odori per le pietanze. Secondo i dati riportati da uno studio congiunto Coldiretti/Censis in Italia sarebbero 20milioni le persone dedite alla coltivazione dell’orto di famiglia, dato che, rapportato alla realtà dell’area urbana, vede il 33% dei cosentini impegnato in questa attività. L’orto è motivo di vanto da per tutto e stando ai dati di Grow The Planet, la maggiore piattaforma on line per hobby farmers, Cosenza si classifica 36esima tra tutte le città d’Italia per accessi alle risorse on-line proposte. Trascorrere del tempo all’aria aperta, sapere cosa si porta in tavola e arrivare a fare una vera e propria gara con i vicini… di orto: sono diversi i motivi che spingono i cosentini alla terra. «La casa dove abito adesso non ha un giardino – racconta Roberto Senato, informatico – ma ho sempre coltivato l’orto. Il contatto con la terra è faticoso, ma rilassante e dopo una giornata di lavoro davanti al computer avevo bisogno di stare a contatto con la natura. Senza considerare che cibarsi dei frutti della propria fatica dà molta soddisfazione». Per alcuni l’orto è una vocazione: «Sì, faccio l’orto – dice Maria Grazia Bisurgi, artista – ad un certo punto ho avuto un richiamo dalla terra. Ho iniziato così, per vocazione, ma poi ho visto quante soddisfazioni può dare un orto, il cibo fresco e saporito e ho continuato ad impegnarmi su questo fronte». L’orto di famiglia è un gusto che passa da padre in figlio: «a fare l’orto in casa è mio padre – racconta Rosanna Angiulli, fotografa – è lui che vive in prima persona l’emozione di veder crescere e fiorire le piante che coltiva. I sapori di un orto fatto da sé sono impareggiabili, io stessa guardando mio padre ho imparato ad apprezzare i piccoli sacrifici che comporta un orto e anche a zappare!». C’è chi nel concentrarsi sulla terra riesce a sentire più vicine le proprie radici: «ho delle origini contadine, quindi sento un legame profondo con la terra e l’orto domestico che è per me una valvola di sfogo – dice Antonio Cairo, consulente informatico – una ricerca continua di slow e di qualità alimentare, una passione a cui ho fatto avvicinare anche alcuni amici. Decidere di passare all’agricoltura bio non è banale, pochi sanno cosa vuol dire: non è un ritorno alle origini, ma un passo nel futuro. Gli orti diffusi – continua Cairo - se ben concepiti, possono dare un grande contributo sociale in termini di risorse e soprattutto sul piano delle relazioni umane». Una tradizione di famiglia che per alcuni può trasformarsi in un progetto di vita e in una nuova possibilità: «I familiari di mia nonna coltivano la terra e vivono con allevamenti di animali – racconta Francesco Calvelli, imprenditore – e sono più che positivo in proposito: credo che si possa uscire dalla crisi, economica e valoriale, solo riscoprendo i principi di un tempo e i lavori manuali». «Io non faccio l’orto – dice Marta Cirimele, impiegata – non ho il tempo necessario e neanche lo spazio. Ma da quando è andato in pensione mio padre si diletta nell’orto, ed è talmente appassionato che in famiglia simpaticamente chiamiamo l’orto il suo “terzo figlio” per la necessità che hanno gli ortaggi di essere curati e la dedizione con cui lui vi si applica».

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