tag:blogger.com,1999:blog-18130650547456311782024-03-13T22:21:41.413+01:00Larosa Bruna bisArticoli di attualità e di cultura e, poi, un progetto personale: "Sogni in un Pugno", per parlare di quelli che ce l'hanno fatta. Non a diventare famosi o a prendere l'Oscar: semplicemente a trovare una strada mentre tutto sembra tenebre e tempesta.Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/17472919951059043362noreply@blogger.comBlogger170125tag:blogger.com,1999:blog-1813065054745631178.post-54346472369309258402018-01-12T13:30:00.001+01:002018-01-12T13:30:48.702+01:00Intervista al direttore artistico di Radicamenti Off e a Angelo Gallo de...<iframe allowfullscreen="" frameborder="0" height="270" src="https://www.youtube.com/embed/jVunvSOcueg" width="480"></iframe><br />
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di Bruna LarosaAnonymoushttp://www.blogger.com/profile/17472919951059043362noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1813065054745631178.post-72802101575077456322016-07-15T15:41:00.000+02:002016-07-15T15:41:14.990+02:00Orti domestici, c'è chi dice sì!<br /><div>
<span style="font-family: "Calibri",sans-serif; font-size: 11.0pt; line-height: 107%; mso-ansi-language: IT; mso-ascii-theme-font: minor-latin; mso-bidi-font-family: "Times New Roman"; mso-bidi-language: AR-SA; mso-bidi-theme-font: minor-bidi; mso-fareast-font-family: Calibri; mso-fareast-language: EN-US; mso-fareast-theme-font: minor-latin; mso-hansi-theme-font: minor-latin;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgt6AwtY_zE7jZX-MLIcrPJSogtDVn9rgu42zrcLkSzzPgbPUuifPpoYA3NUj0Q1wtiUYNCz_NLaFIBBl2GOfEH51E1r-9jhlSQi05-v1HkM_0Pf-YIJ-r6DeUfPHok-hvXlHxyBO2LH8y4/s1600/orto1.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="256" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgt6AwtY_zE7jZX-MLIcrPJSogtDVn9rgu42zrcLkSzzPgbPUuifPpoYA3NUj0Q1wtiUYNCz_NLaFIBBl2GOfEH51E1r-9jhlSQi05-v1HkM_0Pf-YIJ-r6DeUfPHok-hvXlHxyBO2LH8y4/s320/orto1.jpg" width="320" /></a></div>
Pubblicato sulla Gazzetta del Sud 11/07/2016</span><div>
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<span style="font-family: Calibri, sans-serif; font-size: 11pt; line-height: 15.6933px;">Orti urbani anche a Rende che nell’ultimo consiglio comunale ha approvato l’idea di concedere dei terreni per la coltivazione di ortaggi a famiglie o ad associazioni. Non sono molti gli italiani che resistono alla tentazione di coltivare un angolo del proprio giardino o semplicemente un vasetto in terrazzo per avere sempre freschi gli odori per le pietanze. Secondo i dati riportati da uno studio congiunto Coldiretti/Censis in Italia sarebbero 20milioni le persone dedite alla coltivazione dell’orto di famiglia, dato che, rapportato alla realtà dell’area urbana, vede il 33% dei cosentini impegnato in questa attività. L’orto è motivo di vanto da per tutto e stando ai dati di Grow The Planet, la maggiore piattaforma on line per hobby farmers, Cosenza si classifica 36esima tra tutte le città d’Italia per accessi alle risorse on-line proposte. Trascorrere del tempo all’aria aperta, sapere cosa si porta in tavola e arrivare a fare una vera e propria gara con i vicini… di orto: sono diversi i motivi che spingono i cosentini alla terra. «La casa dove abito adesso non ha un giardino – racconta Roberto Senato, informatico – ma ho sempre coltivato l’orto. Il contatto con la terra è faticoso, ma rilassante e dopo una giornata di lavoro davanti al computer avevo bisogno di stare a contatto con la natura. Senza considerare che cibarsi dei frutti della propria fatica dà molta soddisfazione». Per alcuni l’orto è una vocazione: «Sì, faccio l’orto – dice Maria Grazia Bisurgi, artista – ad un certo punto ho avuto un richiamo dalla terra. Ho iniziato così, per vocazione, ma poi ho visto quante soddisfazioni può dare un orto, il cibo fresco e saporito e ho continuato ad impegnarmi su questo fronte». L’orto di famiglia è un gusto che passa da padre in figlio: «a fare l’orto in casa è mio padre – racconta Rosanna Angiulli, fotografa – è lui che vive in prima persona l’emozione di veder crescere e fiorire le piante che coltiva. I sapori di un orto fatto da sé sono impareggiabili, io stessa guardando mio padre ho imparato ad apprezzare i piccoli sacrifici che comporta un orto e anche a zappare!». C’è chi nel concentrarsi sulla terra riesce a sentire più vicine le proprie radici: «ho delle origini contadine, quindi sento un legame profondo con la terra e l’orto domestico che è per me una valvola di sfogo – dice Antonio Cairo, consulente informatico – una ricerca continua di slow e di qualità alimentare, una passione a cui ho fatto avvicinare anche alcuni amici. Decidere di passare all’agricoltura bio non è banale, pochi sanno cosa vuol dire: non è un ritorno alle origini, ma un passo nel futuro. Gli orti diffusi – continua Cairo - se ben concepiti, possono dare un grande contributo sociale in termini di risorse e soprattutto sul piano delle relazioni umane». Una tradizione di famiglia che per alcuni può trasformarsi in un progetto di vita e in una nuova possibilità: «I familiari di mia nonna coltivano la terra e vivono con allevamenti di animali – racconta Francesco Calvelli, imprenditore – e sono più che positivo in proposito: credo che si possa uscire dalla crisi, economica e valoriale, solo riscoprendo i principi di un tempo e i lavori manuali». «Io non faccio l’orto – dice Marta Cirimele, impiegata – non ho il tempo necessario e neanche lo spazio. Ma da quando è andato in pensione mio padre si diletta nell’orto, ed è talmente appassionato che in famiglia simpaticamente chiamiamo l’orto il suo “terzo figlio” per la necessità che hanno gli ortaggi di essere curati e la dedizione con cui lui vi si applica».</span></div>
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Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/17472919951059043362noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1813065054745631178.post-9016422486001969062016-06-29T09:52:00.000+02:002016-06-29T09:52:36.875+02:00Contare l'infinito, NUMTA 2016Articolo pubblicato sulla Gazzetta del Sud del 28/06/2016<br />
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<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgh1cF_rDjcwpvSM4pVM0yCOQ3g1dZlxF3YgOqJvgZZrOE4oz30o6BlTbIVIFV3iMYKjtn_KS5GmodWxzBIj45KrB3y5YToPmMe1aJuflnVux5BdNgOjUVP7ZJfGTJT27qQXp8QXXIXQgVF/s1600/numta+2016.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgh1cF_rDjcwpvSM4pVM0yCOQ3g1dZlxF3YgOqJvgZZrOE4oz30o6BlTbIVIFV3iMYKjtn_KS5GmodWxzBIj45KrB3y5YToPmMe1aJuflnVux5BdNgOjUVP7ZJfGTJT27qQXp8QXXIXQgVF/s1600/numta+2016.jpg" /></a></div>
<span id="docs-internal-guid-f17bf23c-9b23-4460-888f-219e9c98ac06"><span style="font-family: Calibri; font-size: 14.6667px; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">La matematica è dinamica, flessibile, capace di cambiare in base alle nuove conoscenze e alle nuove teorie che vengono elaborate e dimostrate senza contraddizioni. Proprio algoritmi, numeri e l’affascinante possibilità di misurare l’infinito hanno popolato le giornate dei partecipanti alla Conferenza internazionale e Summer school, NUMTA 2016, organizzata dal dipartimento di ingegneria informatica, modellistica, elettronica e sistemistica dell’Unical, in collaborazione con la Society for Industrial and Applied Mathematics degli Stati Uniti. La prima mattinata di lavori si è svolta in maniera plenaria dando modo ai partecipanti di conoscersi e confrontarsi sul tema del calcolo, sia da un punto di vista tradizionale che come nuova frontiera dell’innovazione, mentre gli appuntamenti delle giornate a seguire sono stati divisi per argomenti specifici e briefing. Uno degli appuntamenti più attesi è stato quello con le osservazioni di Gabriele Lolli, logico e filosofo della matematica, che ha messo sotto la sua lente una nuova metodologia che consente di trattare quantità infinite ed infinitesime. Tale teoria è uno dei risultati dell’Unical, poiché è stata teorizzata proprio all’università di Arcavacata dal professore Yaroslav Sergeyev, anche responsabile scientifico dell’intera iniziativa NUMTA 2016. In particolare Sergeyev non nega l'esistenza di oggetti infiniti o infinitesimi, ma ammette che sia gli uomini, che le macchine sono in grado di eseguire soltanto un numero finito di operazioni. Puntando a migliorare gli strumenti matematici, Sergeyev propone un'unità di misura dell'infinito, che consente di applicare il calcolo algebrico (anche) a quantità infinite e infinitesime. Insomma: non solo la fisica evolve e non è solo in questo campo che si studiano e realizzano nuovi strumenti di osservazione: ciò è possibile e si verifica anche per la Matematica. Lolli ha avuto così modo di osservare una teoria secondo la quale l’infinito sarebbe in realtà quantificabile, ribaltando di fatto quanto finora ritenuto imprescindibile. Il concetto tradizionale di infinito risale al periodo compreso fra il 1600 e il 1800 e, stando agli ultimi studi di Lolli e Sergeyev, andrebbe rivisitato. Proprio durante le giornate di discussione e dimostrazioni di Pizzo Calabro è emersa ancor più pressante la volontà di proporre un aggiornamento per il programma di insegnamento delle quinte classi delle superiori e introdurre l’innovativo concetto di infinito. Il NUMTA2016 si è rivelato un appuntamento molto seguito e atteso sullo scenario internazionale dei dibattiti matematici, la sua prima edizione è stata fatta nel 2013, incorporando anche negli stessi giorni una scuola estiva per giovani studiosi. In queste giornate di convegni e lavori si sono avvicendati 150 ricercatori provenienti da 22 Paesi diversi che, seguendo una fitta tabella di marcia, hanno avuto modo di conoscere e sperimentare i temi della matematica, ma anche di saggiare l’accoglienza e le bontà enogastronomiche del posto. Come di consueto anche in questa edizione al NUMTA è stata affiancata una Summer School che ha messo alla prova giovani matematici e li ha coinvolti direttamente nell’ambito delle lezioni internazionali. Partner dell’iniziativa anche i nomi di altre importanti realtà italiane del settore, il Gruppo Nazionale per il Calcolo Scientifico dell’INdAM, L’Istituto di Calcolo e Reti ad Alte Prestazioni, C.N.R. e l’Associazione Internazionale “Amici dell’Università della Calabria”.</span></span>Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/17472919951059043362noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1813065054745631178.post-72927076502167770522016-06-22T10:05:00.000+02:002016-06-22T10:08:54.856+02:00In un mese 2 ml di euro dalla sola area urbana per i servizi di telefonia mobileArticolo pubblicato sulla Gazzetta del Sud del 21/06/2016<br />
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgXtQAVTwTz5pMqqPRjRthDkyM9L13IedSqwBPRDmi7GL0lrDtOyMt7hAucrzgYDc-W6SpbJuc9X2vCboBhyphenhyphenfleQ_Q2cJNfLMzrH3e9nEHsxeprM0_xIBlN6MvuvO9efqQy_K_bR6N4thXv/s1600/telefonia.png" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="120" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgXtQAVTwTz5pMqqPRjRthDkyM9L13IedSqwBPRDmi7GL0lrDtOyMt7hAucrzgYDc-W6SpbJuc9X2vCboBhyphenhyphenfleQ_Q2cJNfLMzrH3e9nEHsxeprM0_xIBlN6MvuvO9efqQy_K_bR6N4thXv/s400/telefonia.png" width="400" /></a></div>
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Le famiglie dell’area urbana spendono in telefonia mobile
poco meno di due milioni di euro al mese, una cifra che stupisce, ma che a
pensarci bene risulta essere perfettamente in linea con l’andamento delle mode
e le nuove necessità delle persone. Essere tecnologici ed essere smart,
brillanti, veloci è una prerogativa dei nostri giorni e, per stare al passo con
i tempi, si utilizzano i cellulari di ultima generazione, non più idonei
solamente a fare telefonate, ma capaci di svolgere contemporaneamente
molteplici funzioni. Proprio per questo una delle voci di spesa che si fanno
sempre più onerose sono quelle legate alla telefonia mobile e ai servizi
dedicati. Secondo le stime di Demoskopika, elaborate su dati Istat, la spesa di
poco meno di due milioni di euro al mese delle famiglie dell’area urbana
cosentina in un anno frutta ai gestori e alle case produttrici intorno ai 23
milioni. Gli apparecchi telefonici sono sempre più sofisticati, ma non
raccolgono solo l’interesse di chi potrebbe usarli per lavoro, infatti, come
risulta dai dati Censis, i principali fruitori del servizio sono in realtà
giovani e giovanissimi, tra i 12 e i 30 anni, che rappresentano l’85,7%
dell’utenza. «Ho uno smartphone e lo utilizzo per tantissime ore – racconta
Giovanni Cortese, informatico - non posso farne a meno durante il giorno ed è
la prima cosa che guardo la mattina e l'ultima la notte. Ogni tanto quando mi
scordo vado in ansia, questo, però, forse è dovuto alla fobia di perderlo». Gli
smartphone sono in grado di fare tantissime cose e di adattarsi alle esigenze
di chi li usa plasmandosi perfettamente alle sue inclinazioni: «uso il mio
smartphone per vari scopi: dalle email ai social network, alle app di notizia, per il meteo e anche per lo shopping –
racconta ancora Cortese - questo rende un’idea del fatto che sto moltissimo su
internet, inoltre sono informato sulle novità della tecnologia e, al contrario di
molti altri miei amici, non gioco moltissimo sul dispositivo, amo solo i giochi
rompi capo». Sono molti anche gli altri under 30 che raccontano le loro
giornate in simbiosi con lo smartphone: «il mio dispositivo indica che trascorro
in totale circa quattro ore al giorno al cellulare – racconta Michele Belfiore,
studente – lo utilizzo per internet, ma principalmente per le telefonate e le
app di messaggistica». C’è anche chi riesce a essere più morigerato: «utilizzo
il mio smartphone per navigare in internet – racconta Antonia Pino,
rappresentante di prodotti estetici – e per le varie app che vi ho installato
su. In totale posso dire di trascorrere circa due ore della mia giornata allo
smartphone». C’è, poi, chi fa i conti con i costi dei servizi e cerca degli
escamotage per risparmiare: «ho un fratello e una sorella, tutti e tre abbiamo
meno di trent’anni e abbiamo degli smartphone – racconta Rita Paesi, operatrice
di call center – passiamo gran parte del nostro tempo alla ricerca di nuove
offerte per risparmiare senza rinunciare ai servizi che ci servono maggiormente
e, proprio per questo, cambiamo spesso operatore!».<o:p></o:p></div>
Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/17472919951059043362noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1813065054745631178.post-26575948558122727982016-06-21T11:15:00.000+02:002016-06-21T11:15:08.788+02:00Progetto witty, interculturalità, lavoro e formazione<div class="MsoNormal">
Articolo pubblicato sulla Gazzetta del Sud</div>
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjNUdRWN5tiA6gNqiyqqukb5dUsKgWWt6Y2-86mP4SKIpz49JcgX-3RUoczEoLxI6xpfoKoye-PEIjO-3K08JjclwAWvFNf1IZ-dmxVxOoVYkPZ0_BNxnNxbjmA-U0DHm0c70W5rGOD2lja/s1600/italia+lituania.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjNUdRWN5tiA6gNqiyqqukb5dUsKgWWt6Y2-86mP4SKIpz49JcgX-3RUoczEoLxI6xpfoKoye-PEIjO-3K08JjclwAWvFNf1IZ-dmxVxOoVYkPZ0_BNxnNxbjmA-U0DHm0c70W5rGOD2lja/s640/italia+lituania.jpg" width="72" /></a>Start-up, lavoro, occupazione, autoimprenditorialità, confronto
e crescita: questi i punti chiave dell’esperienza italo-lituana nell’ambito del
progetto “Witty – work, ideas, think – tank, youth” che si è tenuto all’Unical
nel corso delle scorse settimane. Protagonisti dell’iniziativa nove ragazzi
provenienti da Kaunas e nove ragazzi italiani, selezionati previa compilazione
di un form-on line e di un colloquio che ha verificato la spinta motivazionale
e il livello di conoscenza della lingua inglese. È stata l’Agenzia Nazionale
Giovani all’interno del Programma Erasmus+ KA1 a ideare il focus che ha esplorato
il concetto di occupazione giovanile in un ambiente informale e paritario. I
partecipanti hanno portato la propria esperienza soggettiva come bagaglio
culturale di base per aprire un dialogo e uno scambio sulle questioni relative
al lavoro e all’occupazione, filo conduttore di tutte le attività. Il progetto
si è svolto all'Unical e sia gli italiani che i lituani hanno potuto usufruire
delle residenze Socrates, nel centro residenziale, circostanza che ha offerto a
tutti di vivere uno spaccato della vita studentesca che si vive qui. Il settore
dell’internazionalizzazione dell’università di Arcavacata non è nuovo a queste
iniziative, sono, infatti, ben sessanta le nazionalità, riconducibili a tutti e
cinque i continenti, a vivere nel campus, senza considerare le opportunità di
integrazione e di crescita che coinvolgono gli iscritti di ogni dipartimento.
Sulla scia del Witty partirà a luglio anche un altro progetto sempre rivolto al
mondo del lavoro. Così come in altri piani di scambio culturale anche in questo
caso sono stati molti i momenti di crescita che l’esperienza universitaria ha
potuto offrire, e pure in quest’ultimo progetto sono stati molto vivi il
dibattito e il confronto. I giovani partecipanti hanno discusso e analizzato
insieme le loro esperienze di lavoro, la ricerca di un’occupazione, la
situazione del mondo del lavoro in termini di occupabilità, imprenditorialità,
acquisizione di competenze chiave e le modalità di ingresso nel mercato del
lavoro. I due gruppi coinvolti, quello italiano e quello lituano, hanno svolto
le loro ricerche sul campo in merito alle nuove tecnologie e all’autoimpiego
affiancati da due facilitatori, Gabriella Dragani e Fortunato Greco che,
orientandoli con metodi formali e informali, hanno seguito le esperienze di
ciascuno e sostenuto il confronto diretto su ogni aspetto dello studio. Il
progetto ha avuto un vero e proprio impianto sociologico e, infatti, il confronto
non è stato favorito solo tra i partecipanti, ma anche verso l’esterno. I ragazzi
hanno fatto delle ricerche sul campo, proponendo interviste a studenti e a
imprese locali al fine di avere un risultato il più possibile vasto e al tempo
stesso aderente alla realtà. Non si è trattato, tuttavia, solo di aspetti
teorici o di una raccolta di dati statistici. Dal punto di vista pratico gli
studenti hanno imparato, attraverso una serie di attività, a scrivere un CV
efficace, ad affrontare un colloquio di lavoro in maniera adeguata e
convincente e a sviluppare un’idea di business. Lo scambio ha avuto un impatto
positivo per i giovani protagonisti e testimoni di esperienze che avranno
aumentato il loro bagaglio di esperienze di vita sia gli stranieri che hanno
vissuto usi e abitudini diverse dalle proprie, sia per gli italiani, che hanno
condiviso le proprie abitudini con altri. Positiva sarà anche la ricaduta sul
territorio in quanto i risultati saranno diffusi dalle due associazioni ai
propri soci e alle comunità di origine dei partecipanti. <o:p></o:p></div>
Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/17472919951059043362noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1813065054745631178.post-37505490090599057402016-06-20T11:00:00.000+02:002016-06-29T10:00:20.167+02:00Il compleanno del Centro Residenziale Unical<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
Articolo pubblicato sulla Gazzetta del Sud del 14/06/2016</div>
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgSkOq5to6RiPofB3vJnCiRVR409Qbe4acryFCE53Ivp-GhV6m6qnHgust9EYRlgZyyOwpZWMboNmnndJuYRrq-3VUOeGfC8dS0P7vTfzX3vNF_jDiysvHPmNwunRKf9nsX2WyIgg0pGxY9/s1600/compleanno+cr.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="172" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgSkOq5to6RiPofB3vJnCiRVR409Qbe4acryFCE53Ivp-GhV6m6qnHgust9EYRlgZyyOwpZWMboNmnndJuYRrq-3VUOeGfC8dS0P7vTfzX3vNF_jDiysvHPmNwunRKf9nsX2WyIgg0pGxY9/s400/compleanno+cr.jpg" width="400" /></a></div>
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Tre giorni ricchi di iniziative e di attività per
intrattenere e coinvolgere gli studenti e il territorio per festeggiare insieme
il trentottesimo anniversario del Centro Residenziale dell’Unical. I giorni
interessati dall’iniziativa saranno tre, i prossimi 20, 21 e 22 giugno durante
i quali si terranno incontri istituzionali ed iniziative ricreative. Il centro
residenziale con i numerosi alloggi, il verde, i luoghi di incontro, le mense e
i progetti mirati al benessere degli studenti, rappresenta uno dei motivi di
vanto e di eccellenza dell’università di Arcavacata che ogni anno, grazie ai
servizi e alla vivibilità scala le classifiche nazionali e internazionali
collocandosi tra gli atenei con le migliori prestazioni. Proprio per questo il
20 si terrà una vera e propria cerimonia di festeggiamenti, allietata dalle
voci del coro che imprimeranno la giusta solennità agli interventi e alle
testimonianze di chi ha vissuto nel tempo il centro residenziale o ne ha visto
proprio la nascita. «Come in un vero e proprio compleanno – commenta Marcello
Fiore, responsabile delle attività culturali, sportive e di integrazione
dell’Unical – si parlerà di ciò che è stato e ha rappresentato questa realtà, e
non si dimenticherà di pensare al suo futuro, ai tanti progetti in cantiere e
alle migliorie che si vogliono apportare!». Tra gli interventi attesi anche
quello del prorettore Luigi Filice che, con il direttore Fulvio Scarpelli, si
sono spesi per la migliore riuscita della manifestazione. Il giorno dopo, il 21,
si terrà una conferenza stampa di presentazione dell’attività che verrà
proposta ai soli studenti universitari per il giorno 23, in cui si porterà
all’Unical uno degli sport più diffusi nel Nord Europa, l’Orienteering. Il
campus di Arcavacata proprio in ossequio alla sua capacità residenziale e
sempre aperto all’incontro e allo scambio tra i giovani, nella serata del 21
ospiterà la Giornata della Musica, manifestazione iniziata in Francia negli
anni ’80 e che si è espansa nel tempo in tutta Europa. Una coincidenza di date
che offre l’opportunità al Centro Residenziale, in collaborazione con il Cus e
con il Cams, di fare un appello a tutti quei gruppi e singoli, studenti e non,
che hanno voglia di mettersi alla prova e di contribuire alla serata del 21, come
momento in più per coinvolgere gli studenti nel clima di festeggiamenti. Il
variegato concerto si terrà nel piazzale del Cag a partire dalle 17:30. La
giornata del 22 sarà dedicata ai soli studenti universitari e in particolare ad
un massimo di cinque partecipanti per dipartimento che si sfideranno
nell’Orienteering. Obiettivo di questo sport è quello di orientarsi e seguire
dei percorsi costellati da “lanterne” che rappresentano delle mete intermedie
prima del traguardo. Ideale campo di battaglia designato, l’Orto Botanico nei
pressi del polifunzionale. Le squadre di studenti dovranno seguire un percorso
fatto al suo interno, seguiti dai volontari della protezione civile e
dell’esercito. Per questa attività il Centro Residenziale si avvarrà della
collaborazione del Cus, dell’Arci Vita e del II Reggimento dell’Esercito
Italiano. «Il nostro scopo – conclude Fiore - è quello di far crescere le
potenzialità dell’università e la soddisfazione degli studenti, facendoli
sentire parte integrante di una realtà che vuole essere dinamica e al passo con
i tempi: il centro residenziale appartiene agli studenti che lo abitano e lo
animano con iniziative e vivacità».<o:p></o:p></div>
Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/17472919951059043362noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1813065054745631178.post-3635914004848790782016-05-30T18:15:00.000+02:002016-05-30T18:15:32.137+02:00Festa dei Popoli in TourArticolo pubblicato sulla Gazzetta del Sud del 24 maggio 2016<br />
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgU98BW2o30wfGxWKf359n_XZPuYx4WdrMdcIfC_WX7PmzoViUnuZxIwCcsD69j9jWh54Ctku-OBF_nQS1mSSJrqGqWVBM8wRaOqqQfHIxS56TgaIAM9yda7IujNSv0hVgkY-kmf0wfYTCs/s1600/festa+dei+popoli+tour.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgU98BW2o30wfGxWKf359n_XZPuYx4WdrMdcIfC_WX7PmzoViUnuZxIwCcsD69j9jWh54Ctku-OBF_nQS1mSSJrqGqWVBM8wRaOqqQfHIxS56TgaIAM9yda7IujNSv0hVgkY-kmf0wfYTCs/s1600/festa+dei+popoli+tour.jpg" /></a><span style="font-family: "Calibri",sans-serif; font-size: 11.0pt; line-height: 107%; mso-ansi-language: IT; mso-ascii-theme-font: minor-latin; mso-bidi-font-family: "Times New Roman"; mso-bidi-language: AR-SA; mso-bidi-theme-font: minor-bidi; mso-fareast-font-family: Calibri; mso-fareast-language: EN-US; mso-fareast-theme-font: minor-latin; mso-hansi-theme-font: minor-latin;">La
Festa dei Popoli varca i confini dell’Unical per aprirsi a tutta la regione:
sono diversi i comuni che vogliono offrire agli studenti internazionali
l’opportunità di visitare le bellezze del proprio territorio e di ospitarli per
creare momenti di incontro e dare ai propri cittadini la possibilità di
confrontarsi con le loro esperienze lontane. I ragazzi
saranno ospiti del comune di Santa Severina, piccola perla culturale della
provincia di Crotone, qui avranno modo di osservare l’antico borgo medioevale e
di arricchire il loro bagaglio di esperienze in Italia. Nei giorni successivi
raggiungeranno la costa ionica cosentina ospitati dal comune di Corigliano
Calabro, dove potranno ammirare il maestoso castello e il caratteristico centro
storico. Ci sono anche altri comuni che hanno offerto la propria ospitalità e
al momento l’università sta vagliando le diverse opportunità che si sono
designate. «Per valorizzare questi incontri al di fuori della realtà accademica
– spiega Marcello Fiore, responsabile delle attività culturali, sportive e di
integrazione dell’Unical – vengono realizzati dei rapporti formali tra
l’università e i comuni che vogliono offrire un’occasione e agli studenti e ai
cittadini: il nostro obiettivo è e rimane sempre quello di proporre ai nostri
ragazzi esperienze realmente formative». La Festa dei Popoli fin dalla sua
prima edizione, avvenuta negli anni ’80, ha dato un grande valore alla
diversità culturale come fonte di apertura e di opportunità per confrontarsi e
per acquisire una conoscenza concreta di usi diversi e lontani per gli studenti
internazionali e per quelli italiani. Una settimana di parole, sport, menù
caratteristici, danze e spettacoli tradizionali, negli anni hanno dato una dimensione
realmente internazionale all’Unical. E così quella che sembrava un’ambizione
per l’università di Arcavacata, oggi è diventata realtà: nel campus attualmente
coesistono sessanta diverse nazionalità, con provenienze da tutti e cinque i
continenti. Un fermento che non può lasciare indifferente il territorio che,
attraverso l’ospitalità per gli studenti internazionali, chiede l’opportunità
di far avvenire lo scambio interculturale in sedi diverse da quella
universitaria. Far conoscere e valorizzare le differenze sembra quindi un primo
passo verso l’integrazione e, inoltre, l’idea di riuscire a portare gli
studenti in contesti caratteristici della nostra terra risulta un momento
altamente costruttivo poiché «permette loro di poter conoscere e ammirare
località che – commenta ancora Fiore –probabilmente i ragazzi avrebbero
difficoltà a raggiungere pur riconoscendovi delle peculiarità storiche e
architettoniche assolutamente degne di attenzione». Quest’anno la
manifestazione che si è tenuta all’Unical ha avuto il supporto di realtà
esterne all’università, coinvolgendo ASeCo, associazione Senegal-Cosenza,
Africa in Calabria, Don Matrangolo e il Dipartimento immigrazione CGL, con lo
scopo di sensibilizzare gli studenti italiani verso situazioni difficili che
purtroppo appartengono anche ad alcuni degli studenti attualmente nel campus. «Trasferire
il clima di amicizia e condivisione che si è respirato al centro residenziale nelle
cittadine che hanno offerto la loro ospitalità in una sorta di gemellaggio con
l’università – conclude Fiore - sarà un momento culturale di profondo valore
che vedrà protagonisti i nostri giovani studenti, alcuni dei quali provenienti
da realtà molto difficili e controverse, e preziose particolarità
architettoniche che possono essere visitate e vissute in una chiave inedita».</span>Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/17472919951059043362noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1813065054745631178.post-89816434103581093172016-05-27T23:22:00.001+02:002016-05-27T23:22:25.797+02:00ComeTe, booktrailer https://youtu.be/XSjXeEhzttk<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"> <a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiaj8dzP4vR_vg8OMp6M7nij4RMYo-_RO3cvynf4_0JcY_ZcpKDbpSk0C2qcenX0Nrg3jLlC-3m0VbboUmwMLdDJk9eP8wmCykez-gTX5qCHrfJzAQO3cHL8okGrXkSN97FnGy9iw7zYHRx/s1600/FB_IMG_1463129029633.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"> <img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiaj8dzP4vR_vg8OMp6M7nij4RMYo-_RO3cvynf4_0JcY_ZcpKDbpSk0C2qcenX0Nrg3jLlC-3m0VbboUmwMLdDJk9eP8wmCykez-gTX5qCHrfJzAQO3cHL8okGrXkSN97FnGy9iw7zYHRx/s640/FB_IMG_1463129029633.jpg"> </a> </div>Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/17472919951059043362noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1813065054745631178.post-49607375769660813152016-05-25T15:31:00.001+02:002016-05-25T15:32:11.320+02:00Rinunciano a curarsi per problemi economici<p dir="ltr">Articolo pubblicato sulla Gazzetta del Sud il 24 maggio 2016</p><p dir="ltr"><br></p><p dir="ltr"><br>
A causa dei problemi economici rinunciano a curarsi quasi diecimila residenti dell’area urbana: la salute è un diritto sancito dalla Costituzione, eppure medicine, visite specialistiche, cure odontoiatriche finiscono per far precipitare le famiglie sotto la soglia di povertà: una situazione che rappresenta la realtà in tutto il Paese e anche in città. Stando alle stime di Demoskopika sono stati circa 900 tra Cosenza, Rende e Castrolibero, i nuclei familiari caduti sotto la soglia di povertà per via delle spese sanitarie tanto che, in un solo anno (tra il 2013 e il 2014), si è verificata una contrazione della spesa per la salute del 4,8%, pari a 4 milioni di euro in meno. Andando a verificare la situazione nell’area urbana si stima che oltre 3 mila famiglie siano state costrette ad affrontare spese socio-sanitarie pesantissime, motivo per cui sono moltissimi coloro che scelgono di non curarsi. Non è difficile incontrare concittadini che riscontrino questi problemi nella vita di tutti i giorni. «Nella mia famiglia c’è proprio un caso di questi: mio nonno, a letto da dicembre, ha subito diverse operazioni – racconta Domenico Pappalettera, agente di commercio – ha una pensione di 580 Euro e, tralasciando le medicine e le visite specialistiche a pagamento che ha dovuto fare, si è anche dovuto sobbarcare della spesa di un viaggio a Roma in ambulanza e ne dovrà effettuare un altro prossimamente e rimanere nella capitale per almeno un mese… Mettiamo che lui non avesse una casa di proprietà, non avesse l’appoggio dei figli, come avrebbe fatto con un reddito così basso? Partendo dalla mia esperienza personale, mi fa malissimo pensare al disagio che tante persone vivono sulla loro pelle». Dall’esperienza diretta a situazioni trasversali che colpiscono sempre per la loro durezza: «conosco diverse persone che rinunciano a curarsi – commenta Domenica Biondo, rappresentante - ma ne conosco anche altre che, per quanto si possa pensare che abbiano mentalità arretrate per altri aspetti della vita, spendono tantissimo in cure specialistiche private. Diciamo che curarsi o non curarsi a volte dipende anche dalla mentalità». Dure le considerazioni sulla sanità che si registrano in giro: «la sanità pubblica, lenta come un bradipo in merito a questa problematica – commenta Francesco Altomare, musicista - non è un servizio completamente gratuito, la paghiamo con le nostre tasse. Se avessimo buste paga più piene con le quali poter pagare le visite specialistiche, eviteremmo così di trascurarci. Conosco molte persone – continua Altomare - che vedono, ad esempio, il discorso odontoiatrico come un problema prettamente estetico, e rinunciano a curarsi, proprio per i costi esorbitanti di questo tipo di prestazioni». <br>
</p>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"> <a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjUBYrjF04-XXHrVzmERKP6fq68s52VAuKEqt8__pJ4pFM7q6PyTAN3j_mXWhmGlZQbLGD2LiN97SCBFq3C2q2MTtmYMYDlmfHi2LLpno3h7z7tKX-EG3A7lAJFhmNcHmLixalRL22TTPT_/s1600/20160524_124429.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"> <img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjUBYrjF04-XXHrVzmERKP6fq68s52VAuKEqt8__pJ4pFM7q6PyTAN3j_mXWhmGlZQbLGD2LiN97SCBFq3C2q2MTtmYMYDlmfHi2LLpno3h7z7tKX-EG3A7lAJFhmNcHmLixalRL22TTPT_/s640/20160524_124429.jpg"> </a> </div>Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/17472919951059043362noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1813065054745631178.post-29495601970367568752016-05-19T11:58:00.001+02:002016-05-19T11:58:49.251+02:00Il pellegrinaggio di Fratel Biagio passa da CosenzaArticolo pubblicato sulla Gazzetta del Sud del 14/05/2016<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgq7GIJabvidWVlca03Lr8pIGJBwYfMc_vmieRCSqkcCoSTMZEOQ0KYGhKJpunp6pDjCjT0DJMGYGoXhcTBiFBh5A1b8Z1-V-45fpgqS6KTmR7IDXziJoROO2tXOkqRRPLAZEve8ngfWPgr/s1600/Fratel+Biagio+art.png" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgq7GIJabvidWVlca03Lr8pIGJBwYfMc_vmieRCSqkcCoSTMZEOQ0KYGhKJpunp6pDjCjT0DJMGYGoXhcTBiFBh5A1b8Z1-V-45fpgqS6KTmR7IDXziJoROO2tXOkqRRPLAZEve8ngfWPgr/s400/Fratel+Biagio+art.png" width="167" /></a></div>
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<div class="MsoNormal">
È arrivato a Cosenza il pellegrinaggio di fratel Biagio,
ovvero Biagio Conte, il miracolato di Lourdes che ha riacquistato l’utilizzo
delle gambe dopo essersi immerso nelle acque della fonte santa. Fratel Biagio,
laico e fortemente impegnato nel sociale, è partito l’11 aprile da Palermo per
fare un pellegrinaggio a piedi, fino a Roma, con una croce in spalla e solo con
le sue forze. La paralisi degli arti inferiori era avvenuta a causa dello
schiacciamento di alcune vertebre della schiena in seguito al lavoro pesante
svolto nelle sue Missioni, il miracolo che si lega al suo nome è accaduto nel
2014 ed è stato vagliato come reale dalla Curia di Palermo. Una volta giunto a
destinazione fratel Biagio incontrerà papa Francesco e gli chiederà aiuto per
le sue Missioni, incappate in lungaggini burocratiche, perché “i poveri non
devono perdere la speranza e sono un dono per tutti”. Proprio il portar con sé,
a spalla, una croce di legno lo ha reso riconoscibile a molti cosentini e
rendesi che lo hanno notato e hanno voluto parlar con lui e accompagnarlo per
un piccolo tratto lungo il suo cammino. La storia di questo mistico è molto
sofferta e travagliata: il tutto nasce da una profonda crisi mistica che lo ha
portato solo ventenne all’eremitaggio e poi a un primo pellegrinaggio a piedi
verso Firenze. Viste le condizioni di vita che sperimentano molte persone nella
sua città natale, fratel Biagio ha avvertito l’esigenza di fare qualcosa e ha
fondato delle “Missioni di speranza e carità”, dove i poveri e gli ultimi del
mondo moderno possono trovare ricovero e conforto. Attualmente le Missioni sono
tre e si occupano di poveri ed emarginati, di donne sole e ragazze madri, di
stranieri e profughi. In totale sono circa 800 coloro che si affidano a questi
ricoveri per ricevere aiuto, qui ad attenderli anche altri missionari e circa
400 volontari. Amichevole e aperto agli altri, lungo il suo cammino, non si è
tirato indietro davanti all’accoglienza dei cosentini, fatta di strette di mano,
incoraggiamento e la richiesta di tante foto ricordo. <o:p></o:p></div>
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Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/17472919951059043362noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1813065054745631178.post-2361929925703988682016-05-13T12:23:00.000+02:002016-05-13T12:23:07.378+02:00Festa dei Popoli, successo per l'integrazioneArticolo pubblicato sulla Gazzetta del Sud del 12 maggio 2016<br />
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<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgRHRXn1ScUAH2fJKzIubMoRc72ePLyo79SeXtsmh-No3C00zNHazZeo1Vmql8groswu8G11IoF8jbIf5pbNEOfz_yxSTZfYTnJa70xhir3xLPHVomBio7pURO5g0wcgm3PdZeEBZxjdmFs/s1600/festa+popoli.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgRHRXn1ScUAH2fJKzIubMoRc72ePLyo79SeXtsmh-No3C00zNHazZeo1Vmql8groswu8G11IoF8jbIf5pbNEOfz_yxSTZfYTnJa70xhir3xLPHVomBio7pURO5g0wcgm3PdZeEBZxjdmFs/s640/festa+popoli.jpg" width="288" /></a></div>
<div class="MsoNormal">
Entra nel vivo con una “marcia silenziosa” la settimana
dedicata alla Festa dei Popoli che si sta tenendo nel campus di Arcavacata. Le
nazionalità che coabitano tra gli alloggi universitari sono circa sessanta e a
loro sono dedicati questi giorni di confronto e dialogo. La “marcia silenziosa”
che si è tenuta ieri ha avuto lo scopo di sensibilizzare alle guerre che ci
sono nel mondo e che coinvolgono da vicino i Paesi di alcuni studenti Unical.
Proprio a due di loro, uno dell’Egitto e l’altro del Kurdistan Iracheno, verrà
data la parola nel convegno che si terrà presso l’anfiteatro all’aperto delle
residenze Maisonettes dal tema “Accoglienza e solidarietà” che si terrà nella
giornata di oggi e vedrà intervenire oltre alle autorità accademiche
anche Giovanni Manoccio del dipartimento immigrazione della Regione; il
vicequestore Mario Lazzaro; la professoressa Donatella Loprieno, esperta di
diritto dell’immigrazione, e l’avvocato Silvana Guglielmo anche lei specialista
in diritto dell’immigrazione. Sempre nel corso della giornata avverrà
l’apertura degli stand caratteristici dei vari Paesi sotto l’aula Caldora. In
quest’occasione è prevista l’animazione tramite interventi spontanei e con
l’impegno dell’associazione Con i miei occhi. «La festa dei popoli qui all’Unical
ha una tradizione che proviene dagli anni ‘80 – ricorda Marcello Fiore,
responsabile attività culturali, sportive e di integrazione dell’università –
quando veniva organizzata da Gigi Comiso che ebbe questa idea, nonostante
ancora non ci fosse un gran numero di studenti internazionali. Abbiamo portato
avanti quell’idea vincente e oggi possiamo offrire ai nostri studenti e al
territorio un momento di crescita importante». Venerdì sarà la volta dei giochi
senza frontiere, organizzati al Cus ai quali si prenderà parte divisi in cinque
squadre rappresentanti i cinque continenti. Sabato sera ci sarà la “cena
sociale”, caratterizzata dal fatto che i menù saranno proposti dagli studenti
internazionali che avranno il compito di condividere ricette tipiche del loro
Paese d’origine. <o:p></o:p></div>
Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/17472919951059043362noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1813065054745631178.post-19723716904765870372016-05-04T21:46:00.002+02:002016-05-04T21:47:29.786+02:00Insegnare e migliorare nel rapporto con gli animaliArticolo pubblicato sulla Gazzetta del Sud del 4/05/2016 <br />
<br />
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgjpz-AUNZ9ayJktiVRstCy4WKMtHTlaSfEK2IuXHoHWwGEIpl60j7n7qlTmfg6RLqTIt4OVS5rfsup3i0rOSFveL4aVU0RnbHJV_VqOy6fR41lYa0hl2PhyphenhypheniZJ35zKnt5c_LfI1TQY2wIA/s1600/Randagismo.png" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgjpz-AUNZ9ayJktiVRstCy4WKMtHTlaSfEK2IuXHoHWwGEIpl60j7n7qlTmfg6RLqTIt4OVS5rfsup3i0rOSFveL4aVU0RnbHJV_VqOy6fR41lYa0hl2PhyphenhypheniZJ35zKnt5c_LfI1TQY2wIA/s320/Randagismo.png" width="259" /></a><span id="docs-internal-guid-a6ccabbe-7d4e-4a0c-6d47-9a98d2032437"><span style="font-family: "calibri"; font-size: 14.6667px; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">Educare i più piccoli per avere dei cittadini sensibili e consapevoli: questo l'obiettivo a lungo termine su cui si è basato il ciclo di incontri che si è tenuto ogni mercoledì di aprile nelle scuole di Marano Marchesato per combattere il randagismo. Ottanta giovanissimi hanno avuto modo di conoscere il comportamento più adeguato da adottare in presenza di un animale randagio o domestico, le precauzioni igieniche da osservare nel contatto e la possibilità di conoscere un po’ meglio gli amici a quattro zampe. Le lezioni sono state tenute dalla dottoressa Polino del Servizio igiene urbana veterinaria, con il benestare della dirigente scolastica Concetta Nicoletti e della vicaria Rosa Pisani. L'iniziativa, voluta da Vincenzo Covello, delegato al randagismo per il comune, si inserisce in un percorso di sensibilizzazione più ampio che ha previsto una mappatura del territorio, l'iscrizione ad una anagrafe per tutti i randagi e la loro sterilizzazione. Quest'ultima condizione sarà possibile grazie al personale sanitario di Cosenza che si recherà nel prossimo mese nella cittadina di Marano. L'attenzione è stata rivolta anche ai cani di proprietà che sono stati “microchippati”, in numeri si parla di 100 cani raggiunti dal provvedimento, grazie alle disposizioni comunali e al coinvolgimento dei padroni. «Vedendo la situazione nelle strade cittadine – afferma Vincenzo Covello - mi sono proposto di voltare pagina e fare qualcosa per il fenomeno del randagismo. Proprio per questo alle misure adottate fino ad ora seguiranno altri passi in avanti. Coinvolgere le scuole – ha concluso - ci ha permesso di parlare ed educare i cittadini di domani e di raggiungere le famiglie in maniera indiretta, ma decisiva. Inoltre, la partecipazione e la sensibilità dei ragazzi fa ben sperare in un futuro migliore per i ragazzi e per gli animali».</span></span>Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/17472919951059043362noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1813065054745631178.post-42579723311495916642016-04-27T16:47:00.000+02:002016-04-27T16:47:05.829+02:00Aumentano i vegani e i vegetariani a CosenzaArticolo pubblicato sulla Gazzetta del Sud del 23/04/2016<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh8MfGq_Z4wK4L6Mjf8R6AUAU-fYmosmZ-SP33U-m-H_K2cmxR559sRt72eGkzK_9kBrUrV90H6QGoiKIdKX9vgCvuiBv_O-RnV3UK8ATyUv0rhlovlK-RVwpUfHTOT5ogDRacH9EQqZ32N/s1600/20160423_110637.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh8MfGq_Z4wK4L6Mjf8R6AUAU-fYmosmZ-SP33U-m-H_K2cmxR559sRt72eGkzK_9kBrUrV90H6QGoiKIdKX9vgCvuiBv_O-RnV3UK8ATyUv0rhlovlK-RVwpUfHTOT5ogDRacH9EQqZ32N/s320/20160423_110637.jpg" width="196" /></a></div>
<br />
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt; line-height: 107%;">Si cambia alimentazione per motivi di salute, per
un’etica più green, per la voglia di sentirsi bene con se stessi: la nuova
sensibilità alimentare sta portando a dei cambiamenti in uno degli aspetti più
tradizionali del sud: la cucina. Anche in città, sulla scia delle realtà più
grandi, cominciano a farsi largo negozi e servizi che si rivolgono a un
pubblico vegano e vegetariano: Tripadvisor informa che su 39 ristoranti
recensiti nella categoria vegetariani/vegani, ben 20 si trovano nell’area
urbana e sui siti del settore si allunga la lista di negozi di generi
alimentari che vengono definiti “veg-friendly”. Una vera e propria rivoluzione
per chi conosce le tradizioni culinarie ben radicate in tutto il sud, tanto che
molti, tra vegani e vegetariani hanno dovuto spiegare alla propria famiglia
questa loro decisione più volte: «ho scelto di diventare vegetariana per motivi
morali e salutistici – racconta Francesca Maccarone, stilista –ma per mia madre
e mia nonna, calabresi doc, <span style="background: #FEFEFE;">all'inizio è stato
come uno "shock", non potevano immaginare che non avrei più mangiato
carne e pesce, "e le proteine?", "e gli omega 3?" Forse
l'impresa più difficile è stata quella di farlo capire a loro, che rinunciare
alla carne!». </span>Sempre più numerosi i vegani e i vegetariani, quindi,
tanto che, per venire incontro alle nuove esigenze, si ampliano i menù dei
ristoranti e nei supermercati ci sono sempre più reparti dedicati
all’alimentazione alternativa creando una vera tendenza di mercato. <span style="background: #FEFEFE;"> «Si dice che
molte persone fanno questa scelta per voler seguire una moda – continua
Maccarone - ma io non credo che si possa pensare a questo solo come un trend.
Bisogna avere delle ragioni vere, bisogna informarsi giorno per giorno. Secondo
me tutto quello che sta succedendo oggi, l'inquinamento ambientale e la
contaminazione degli animali di terra e dei pesci e anche la nostra, dovrebbe
farci pensare che qualunque gesto, buono o cattivo che sia, verso la natura
torna sempre indietro». Anche sui social network Cosenza comincia a comparire
sempre più di frequente tra i post di chi discute di questi temi o si scambia
ricette e l’idea comune è che non sempre sia semplice far coesistere le diverse
scuole di pensiero: «cerco di seguire una dieta vegana, credo che sfruttare gli
animali per nutrirsi oggi non sia più una cosa concepibile con tutte le
alternativ/e che ci sono – afferma Maria Rosa Vuono, impiegata – ma mi rendo
conto che non tutti hanno la sensibilità di capire il mio punto di vista e di
non giudicarlo strano e negativo. Fino a qualche anno fa era più difficile
trovare negozi che proponessero qualcosa di vegano, adesso si trovano un po’ da
per tutto e sta anche aumentando la scelta, il che non mi costringe ad
acquistare da internet». In realtà le cose stanno rapidamente cambiando, non
solo dal punto di vista del marketing e delle nuove opportunità di scelta, ma
anche nella mentalità: «penso che le persone decidano di cambiare alimentazione</span><span style="background: white;"> sia per etica che per una questione di salute – dice
Emmanuel De Luca, poliziotto – e non credo che la dieta vegana sia negativa, la
cosa certa è che è molto difficile nella nostra società avere una corretta
alimentazione. Io ci provo, ma non sempre riesco». C’è anche chi osserva il
cambiamento e pur non essendone coinvolto rispetta chi la pensa diversamente:
«personalmente non sono un gran mangiatore di verdure – racconta Jacopo Pupo,
neo diplomato – però rispetto tutte le persone che stanno meglio cambiando la
loro alimentazione».</span><o:p></o:p></span></div>
Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/17472919951059043362noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1813065054745631178.post-27370335557851264942016-04-13T17:04:00.002+02:002016-04-13T17:04:54.377+02:00Visite internazionali all'UnicalArticolo pubblicato sulla Gazzetta del Sud del 12/04/2016<br />
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<br /></div>
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<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhVESSNmQEOCcyouZoNbp1TTAXfkUShrzvJFWmy2s5ht0MrMxjwbHdMbCkqItRyVpyaNDFwiJw5vUApNVgVDtIbt3CzTdUBcyjqaIOchhN3i2N6pv4C5X0WLz87LiD0vu9TtYNC3o28xFFY/s1600/cercles.png" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhVESSNmQEOCcyouZoNbp1TTAXfkUShrzvJFWmy2s5ht0MrMxjwbHdMbCkqItRyVpyaNDFwiJw5vUApNVgVDtIbt3CzTdUBcyjqaIOchhN3i2N6pv4C5X0WLz87LiD0vu9TtYNC3o28xFFY/s320/cercles.png" width="104" /></a></div>
<span id="goog_1400005812"></span><span id="goog_1400005813"></span><br />
<div class="MsoNormal">
Sei docenti internazionali provenienti da Polonia, Francia,
Gran Bretagna, Finlandia, Spagna e Italia sono stati in visita all’Unical con
lo scopo di scoprire le strutture del Campus e vedere il lavoro organizzativo
che prossimamente vedrà l’università di Arcavacata protagonista della
Conferenza Internazionale Cercles. L’evento, che vedrà la partecipazione di
delegazioni di 98 atenei europei ed extraeuropei, è in via di definizione e
rappresenterà uno dei momenti più significativi del triennio di presidenza
AICLU (associazione italiana centri linguistici universitari) del Cla Unical.
Proprio in vista di un evento internazionale di rilievo è stato particolarmente
prezioso l’incontro che ha caratterizzato una due giorni di lavori e confronto
con il gruppo direttivo della Confederazione dei centri linguistici di ateneo.
Quasi tutti tra i sei visitatori erano stati in Italia, ma solo due su sei già
conoscevano il Campus di Arcavacata. «Non è stata solo una visita al campus,
che è maestoso e molto particolare – ha detto Liliana Szczuka-Dorna, docente
dell’università polacca<span style="color: red;"> </span>– ma ci ha colpiti
proprio il paesaggio naturalistico della Calabria, ci sono panorami che, dopo
averli visti dal vivo, ci si rende conto che in foto non rendono minimamente ed
è quello che abbiamo pensato guardandoci intorno». Il Centro Linguistico
dell’Unical è sempre molto attivo nei vari convegni internazionali: «conoscevamo
alcune delle persone che lavorano qui – racconta Raija Elsinen, dell’università
Finlandese - ci eravamo incontrati in contesti interuniversitari, ad esempio a
Nancy, e ci avevano tanto parlato del Campus di Arcavacata, quindi eravamo
molto curiosi!». La visita del CercleS Executive Committee ha previsto che i
docenti ospiti venissero accompagnati nelle strutture del Campus e nei due
giorni di permanenza potessero visitare dall’aula magna, al teatro, all’orto
botanico e molti altri spazi ancora. «Uno degli ambienti che più ci ha colpito
– racconta Peter Howarth, docente in Inghilterra - è stato il Teatro Auditorium,
è bello che una cittadella universitaria abbia una struttura così» e sempre a
proposito del teatro Marta Estella Clota, professoressa spagnola,<span style="color: red;"> </span>ha aggiunto che «anche vedere un cartellone così
ricco e con una programmazione attenta al pubblico ci ha favorevolmente
colpito». «L’esperienza che si vivrà nel campus di Arcavacata con la Conferenza
Internazionale Cercles – ha commentato Gillian Mansfield, dell’università di
Parma – porterà qui tantissime persone, ci saranno aule strapiene e questo
entusiasmo nell’organizzazione è importante e necessario». Il ruolo dei centri
linguistici è molto importante per il territorio: «molte persone studiano
l’inglese, quasi tutti gli europei lo parlano come seconda lingua, la cosa
affascinante dello studio di un idioma diverso dal proprio– conclude Anthony Stenton, docente presso l’università francese
- sta nel fatto che si conservano delle
inflessioni tipiche: in base al Paese di appartenenza ognuno ha un suo accento:
tutti si capiscono, tutti parlano inglese, ma ognuno rappresenta se stesso, la
propria nazione e incontri come quello che il Cla sta organizzando servono
proprio a comunicare e approfondire i temi dell’integrazione».<o:p></o:p></div>
</div>
Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/17472919951059043362noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1813065054745631178.post-8584817527292500602016-04-11T21:37:00.002+02:002016-04-11T21:37:59.180+02:00Concorso ad ostacoli all'UnicalArticolo pubblicato sulla Gazzetta del Sud del 9/04/2016<br />
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<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhYSo2Jjg2i4HKbyjyfFuO5wrblv2Dae11ih0Yq-LiBgRNSaTGD4Y4XVWuREZibWCXgvXuOiI2QNPNtzNEZPe1EBkGtQzElvuo1qZjPbnodDJ2SgWH2l0ayy6AHl97DznQkPeSxSyshT23n/s1600/guasti+tecnici+concorso.png" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhYSo2Jjg2i4HKbyjyfFuO5wrblv2Dae11ih0Yq-LiBgRNSaTGD4Y4XVWuREZibWCXgvXuOiI2QNPNtzNEZPe1EBkGtQzElvuo1qZjPbnodDJ2SgWH2l0ayy6AHl97DznQkPeSxSyshT23n/s320/guasti+tecnici+concorso.png" width="210" /></a></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="background: white; color: #222222; font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 9.5pt; line-height: 107%;">Problemi tecnici, server che
non rispondono ai comandi e i turni del concorso pubblico dei quasi 1000
aspiranti a uno dei sette posti per personale tecnico amministrativo bandito
dall'Unical finiscono in un gran caos, con attese di quasi quattro ore e gran
nervosismo tra i partecipanti. Questo concorso aveva già fatto parlare di sé
per l'alto numero di candidati e per presunti favoritismi, ma adesso la vicenda
assume i contorni del grottesco. Un primo calendario delle prove era stato aggiornato
proprio per prevenire problemi tecnici, ritardi e mancanze, ma i controlli e i
quindici giorni di differenza rispetto alla prima data stabilita non sono
serviti. Per sopperire alla mole di richieste di partecipazione erano state
individuate e giudicate idonee diverse aule informatiche, al cubo 40 di
ingegneria, al 29b di scienze politiche e al 3c e d di economia, aule e
strumentazioni che avrebbero dovuto rispondere alle esigenze degli aspiranti.
Tutti i partecipanti erano stati preventivamente divisi in 5 turni da svolgersi
nel corso della giornata a partire dalle ore dieci. Il test si è reso
necessario proprio per l'alto numero delle richieste di partecipazione al fine
di scremare i candidati e farli arrivare a un numero di cento per affrontare la
prova scritta. La situazione di tensione maggiore si è vissuta all'interno dei
laboratori informatici, già occupati dagli aspiranti del primo turno, che sono
rimasti lì in attesa per ore. Nervosismo anche fuori dove, tra le varie persone
in attesa in molti hanno abbandonato l'idea di poter partecipare visto il
dilazionarsi delle ore di attesa e, alla fine, sono state talmente tante le
persone che hanno rinunciano e tante le ore di ritardo che per recuperare un
po’ di tempo alcuni turni sono stati unificati.</span><o:p></o:p></div>
Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/17472919951059043362noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1813065054745631178.post-75053584498109458892016-04-08T20:59:00.000+02:002016-04-08T20:59:30.193+02:00#NoTrivArticolo pubblicato sulla Gazzetta del Sud del 7/04/2016<br />
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<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh4Pj3R0bqjKXTL9CiIQphs330xl2UEPZ3VtANuWv2qPGgNi6NV5oesxswNBYBIMGlEjNRBhzItz5HiD7-ibBmrTO4SFbyTTAnFr0DMe8J8lkpPoZ7wr7h5KlIY8diWzdAvCRCWNeQ4A9nI/s1600/festa+del+mare+2.png" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh4Pj3R0bqjKXTL9CiIQphs330xl2UEPZ3VtANuWv2qPGgNi6NV5oesxswNBYBIMGlEjNRBhzItz5HiD7-ibBmrTO4SFbyTTAnFr0DMe8J8lkpPoZ7wr7h5KlIY8diWzdAvCRCWNeQ4A9nI/s320/festa+del+mare+2.png" width="210" /></a></div>
<div class="MsoNormal">
Una “Festa del mare” in centro città per sensibilizzare ad
un’economia attenta al territorio in vista del referendum per abrogare la legge
sulle trivellazioni in mare ed evitare che le nostre coste subiscano
l’estrazione di gas e petrolio e vadano a sottoporsi a inauditi rischi
ambientali e turistici. Con questo importante tema si è tenuta ieri presso la
sede di Confesercenti la conferenza stampa di presentazione della “Festa del
Mare”, che animerà piazza XI settembre domenica 10 a partire dalle 17. Sono
intervenuti alla conferenza Vincenzo Farina, presidente provinciale di
Confesercenti; Arturo Bova, consigliere regionale e delegato alla campagna
referendaria; Tullio Romita, docente e presidente dell'Associazione
Mediterranea di Sociologia del Turismo e Pasquale Capellupo, direttore
regionale Confesercenti. L’incontro, partecipato e ricco di interventi e
proposte, è stato moderato dal giornalista Carlo Minervini. «Il mare è il
grande attrattore di questa regione – dice Farina, sottolineando i motivi del
“sì” al referendum “notriv” del 17 aprile – pesando per il 90% nella nostra
economia. Il problema delle trivelle riguarda anche l’impatto visivo che queste
avranno: non si possono distruggere anni di sforzi per lanciare il turismo, per
la creazione di strutture, per la formazione del personale per questo. Il
referendum – continua Farina – non ha bandiere politiche: a noi sta a cuore
tutelare i cittadini». Sempre su questa lunghezza d’onda Arturo Bova che nel
suo intervento si sofferma sulle conseguenze della vittoria del “sì”, cosa che
auspica: «se passa il sì non va in porto nessuna riforma: si tratta
semplicemente di adeguarsi al fatto che le concessioni alle compagnie energetiche
debbano avere una scadenza. Le durate delle concessioni sono state previste per
prevenire i gravi problemi di tutela e sicurezza ambientale e lo smantellamento
delle piattaforme è a carico delle compagnie che le hanno installate. Solo tra
alcuni anni ci si riunirà per parlare di un’economia diversa dal fossile e far
vincere il “no” oggi significherebbe fare una scelta anacronistica». Secondo il
professor Romita non è chiaro il modello di sviluppo a cui questa nazione vuole
far affidamento: «Ci sono due approcci allo sviluppo, il cosiddetto approccio
sostenibile che viene definito dello sviluppo economico a ogni costo che si
regge sulla teoria che il danno che viene prodotto farlo rientrare diventa un
nuovo business, ma abbiamo ormai visto in pratica che ognuno si fa il suo
guadagno e sui danni non si fa nulla». L’ultimo intervento, a cura di
Capellupo, ha auspicato un impegno dal basso per far vincere il “sì” e non
l’assenteismo: «una forte partecipazione al referendum farà cambiare
atteggiamento al governo perché saprà in maniera chiara che ciò di cui vogliamo
parlare è economia ecosostenibile ed economia della bellezza».<o:p></o:p></div>
Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/17472919951059043362noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1813065054745631178.post-68044867024280270132016-04-07T10:27:00.001+02:002016-04-07T10:28:18.281+02:00Tentacoli del web e letturaArticolo pubblicato sulla Gazzetta del Sud del 6/04/2016<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgdcRl2UgYKDHNJ-RkbMP5gB6PN-1XRskARU5Ixnzl7JzlCpSI5hZtHCGToolSizmU1K1hVJhiG98aTLgdF_d6OU8w8WS1Xu0YYir_VjzMgOn63hq_bxdYDoMe9GEeRAjNS-nGiVwRMbHgg/s1600/2016-04-07+10.23.37.png" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgdcRl2UgYKDHNJ-RkbMP5gB6PN-1XRskARU5Ixnzl7JzlCpSI5hZtHCGToolSizmU1K1hVJhiG98aTLgdF_d6OU8w8WS1Xu0YYir_VjzMgOn63hq_bxdYDoMe9GEeRAjNS-nGiVwRMbHgg/s400/2016-04-07+10.23.37.png" width="233" /></a></div>
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Con una media di tre presentazioni di libri a settimana,
tredici biblioteche aperte al pubblico e numerosissime associazioni culturali
che si legano al piacere per la lettura, la città bruzia sembra essere
assolutamente in controtendenza rispetto a i dati Istat legati agli ultimi
mesi, secondo i quali il sud legge meno rispetto ad ogni altra parte d’Italia.
I valori percentuali indicati, ad esempio, registrano un 28,8% di lettori nelle
regioni del sud, contro il 49,6 del nord ovest, che incarna il valore più alto
di tutto il Paese. Leggere può aprire la mente, dare spunti per affrontare una
conversazione, offrire l’opportunità di sapere qualcosa in più e regalare dei
momenti di evasione dalla routine. Il fermento culturale legato alle presentazioni
di autori e di novità editoriali in città, si traduce, quindi, nel fatto che i
cosentini siano appassionati alla lettura? In realtà in base alla fascia d’età
si legge per lavoro e studio o per diletto e,poi, la realtà è sempre più
variegata rispetto ai numeri in cui viene composta per essere descritta in
cifre. «Ho appena finito di leggere un libro – racconta Marco Cosentino,
impiegato - mediamente leggo quattro o cinque libri all'anno per via degli
impegni che ho, mentre prima leggevo molto di più». I giovanissimi e i bambini
hanno in pratica infinite possibilità per svagarsi e spesso la lettura passa in
secondo piano: «ho due figli di 8 e 14 anni – racconta Ludovica Capobianco,
mamma a tempo pieno – sono molto attenta ai miei ragazzi e faccio letture che
possano aiutarmi nel rapportarmi a loro. Cerco anche di stimolare il loro
interesse verso i libri, in casa ne abbiamo molti, ma loro sono molto più
attratti dalla tecnologia. Credo che crescendo le cose cambieranno, però, già
il maggiore si sta appassionando di più alla lettura grazie anche ai
suggerimenti degli insegnanti». In realtà la diffusione degli smartphone che
regalano un’accessibilità illimitata ai contenuti altrettanto illimitati del
web, fanno sì che siano sempre meno le persone che si affidano alla lettura per
trascorrere il proprio tempo libero e per rilassarsi. «Leggere dei libri non
rappresenta il mio passatempo preferito, ultimamente preferisco videogiochi o
la visione di un film – racconta Francesco Didona, videoreporter – infatti ho
letto qualche libro nelle vacanze di Natale, ma da allora non ne ho più aperto
neanche uno». C’è anche chi nella lettura vede un fedele alleato, da scoprire e
riscoprire: «Ho appena preso “Il piccolo principe” per rileggerlo e trascorrere
così il mio tempo libero – dice Daniela Cairo, insegnante - non è la prima
volta che mi accosto a questo classico, ma ero troppo piccola quando l'ho letto
la prima volta e credo di non averne potuto cogliere al meglio il senso». C’è,
poi, chi legge per essere sempre aggiornato sul lavoro: «leggo molto per lavoro
e principalmente riviste scientifiche – racconta Gianfranco Gallo, dietista –
non mi dedico ai libri per diletto perché nel tempo libero preferisco uscire o
fare altre attività. In casa ho molti libri e ne sono sempre stato circondato,
ma il dovermi continuamente aggiornare non mi fa venir voglia di leggere anche
quando non devo farlo!».<o:p></o:p></div>
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Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/17472919951059043362noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1813065054745631178.post-22465803502815815202016-03-28T10:51:00.000+02:002016-03-29T09:35:31.567+02:00Viaggi di istruzione e preoccupazioni dei genitori per la situazione in Europa<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhtmxSX2grdqNXktxUmGZkkVAOpc1OCo0GyA1pYJtCMuEwtEpZZybpEEIbK-mphCRGQ3TA7_K5Nn-y4YhpdjeQ7B-xdnzQ2NTB1hvp4BBxNpHqvuS-egRDJgM6hckjRjVRvzVHqmmX1SDap/s1600/articolo+viaggi.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="300" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhtmxSX2grdqNXktxUmGZkkVAOpc1OCo0GyA1pYJtCMuEwtEpZZybpEEIbK-mphCRGQ3TA7_K5Nn-y4YhpdjeQ7B-xdnzQ2NTB1hvp4BBxNpHqvuS-egRDJgM6hckjRjVRvzVHqmmX1SDap/s320/articolo+viaggi.jpg" width="320" /></a></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
È arrivato il periodo dei viaggi di istruzione, ma quanto i genitori si sentono condizionati dagli ultimi avvenimenti che stanno accadendo in Europa? «Forse oggi guardando il problema "dalla Calabria", pensiamo di essere meno esposti, – afferma G<b>iuseppe Ielpa</b>, padre di due studenti - ma chi ci dice che non possa accadere anche qui? Il terrorismo non è prevedibile! Non possiamo vivere blindati in casa, non è di certo così che eviteremo di trovarci coinvolti in un eventuale attentato! E non è trasferendo le nostre paure sui nostri figli che risolveremo i problemi… Sì alle gite di istruzione e alle esperienze in trasferta, anche all'estero. Ovviamente valutando bene il beneficio dell'esperienza e, per quanto possibile, i rischi a cui vengono esposti i ragazzi, non solo quelli legati al terrorismo, anzi, forse quelli sono più improbabili rispetto ad altri!». Non è l’unico genitore a pensare che il valore di un viaggio di istruzione sia molto alto: «generalmente sono propensa a mandare i ragazzi in viaggio di istruzione – racconta <b>Teresa Fiorino</b>, madre di Vanessa, liceale – e nonostante sia molto in ansia per l’attentato di Bruxelles e l’incidente in Spagna, ho dato il mio consenso perché anche mia figlia possa andare a Vienna, nelle prossime settimane. In realtà – conclude Fiorino - credo che in quei giorni non dormirò, spero che tutto vada per il meglio e raccomanderò a mia figlia di comportarsi bene». Così come un’altra mamma, <b>Francesca De Luca</b>: «sono un po' preoccupata, ma manderei sicuramente i miei figli in gita perché sono esperienze irripetibili per loro e importanti non solo dal punto di vista culturale, ma anche personale». I genitori capiscono che il rischio è spesso legato alle circostanze e pensano a dei rimedi: «Se penso a quanto accaduto in Spagna, a parte la fatalità, credo che si potrebbero evitare incidenti – afferma <b>Mariagrazia Iauch</b>, mamma di due adolescenti – se, ad esempio, si monitorassero le ore di guida, l'affiancamento o meno del secondo autista, si tenesse conto delle ore di riposo in relazione al numero di chilometri e altri accorgimenti simili. Diverso è il sentimento davanti al pericolo attentati ma cerco di soffocare la paura e di non trasmetterla alle mie ragazze – conclude Iauch - dico loro che non possiamo diventare indirettamente ostaggi. Con prudenza, certo, ma continuiamo a vivere i nostri sogni». La pensa così pure un’altra mamma che lavora anche come insegnante: «quando mia figlia ha parlato del viaggio di istruzione ho rievocato alle immagini dell’incidente in Catalogna – afferma <b>Beatrice Stanganelli</b> – e ho ripensato a quando parto come accompagnatrice e vigilo sull’autista, controllo il navigatore, accompagno i ragazzi ad attraversare la strada. Pensando alla grande occasione di crescita che un viaggio di istruzione propone allontano la paura e mi affido alle istituzioni, con l’auspicio che tutti siano professionali garantendo quella “sicurezza” che si trasforma in fiducia per future esperienze». «Sono mamma di tre figli e sono anche dirigente di una scuola primaria – commenta <b>Iolanda Cerrone</b> - sono assolutamente favorevole ai viaggi di istruzione: un momento di socializzazione e di conoscenza. Alla luce delle tragedie di Parigi e Bruxelles pensare ad organizzare un viaggio o addirittura consentire ai propri figli di parteciparvi è una scelta difficile. Da genitore sento però di voler trasmettere ai miei figli un messaggio di positività: gli dirò che non bisogna rinunciare a ciò che si desidera per paura poiché si tratta di opportunità di crescita e di condivisione e che non bisogna distruggere le nostre abitudini: viaggiare per i nostri figli è diventato uno stile di vita». </div>
Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/17472919951059043362noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1813065054745631178.post-40412827292862126872016-03-24T11:12:00.002+01:002016-03-24T11:12:51.996+01:00Associazioni di volontariato, il trend cosentinoArticolo pubblicato sulla Gazzetta del Sud.<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhZmQ5IYw59ruGLwFLzeuTmLjzSYPoFlCrILd8KIMBLaE26lQnHfi0_ENo-mvLt_V7QX5X3N3OlgYVtgEYZYRJ0HE3toLIMSgJNSmJZhu0phF2iKHoBW637nYdCUA61fJ0-XIwI_NHM6tdg/s1600/volontariato.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhZmQ5IYw59ruGLwFLzeuTmLjzSYPoFlCrILd8KIMBLaE26lQnHfi0_ENo-mvLt_V7QX5X3N3OlgYVtgEYZYRJ0HE3toLIMSgJNSmJZhu0phF2iKHoBW637nYdCUA61fJ0-XIwI_NHM6tdg/s320/volontariato.jpg" width="278" /></a></div>
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<div class="MsoNormal">
<span style="font-size: 12.5pt; line-height: 107%;">Dedicarsi
agli altri attivamente, proporre iniziative e costruire dal basso il mondo in
cui si vorrebbe vivere, con queste aspirazioni vengono ideate le associazioni
di volontariato. In questi giorni è stato reso noto il primo report cosentino a
proposito dell’associazionismo locale andando a indagare il trend che le
organizzazioni di volontariato registrano sul territorio e un confronto con i
dati nazionali. Sono molte le curiosità che emergono a proposito del mondo dei
volontari cosentini: quante sono le associazioni, quali i settori di maggiore
interesse e, ancora, qual è la divisione di mansioni per genere all’interno
delle organizzazioni cittadine ed altre ancora. I dati messi in luce dal Centro
servizi volontariato di Cosenza evidenziano un andamento in controtendenza
rispetto al report nazionale: se a partire dal 2007 la media italiana descrive
una costante diminuzione del numero di organizzazioni di volontariato
costituite, nella provincia bruzia gli ultimi tre quinquenni registrano invece
una costante crescita tanto che dal 2011 al 2015 sono state costituite 206
realtà equivalenti al 35% del totale con una crescita del 6% rispetto al
quinquennio precedente. Dalla lettura del documento si scopre che la prima
associazione in città è sorta a partire dal 1941, anno in cui viene fondato il
CAI Club Alpino Italiano Sezione di Cosenza, mentre per la seconda e la terza
realtà ci vorranno il 1950, anno in cui apre il Centro Italiano Femminile della
Provincia di Cosenza, e il 1960 per l’Avis. I settori con cui viene diviso il
Registro regionale del volontariato in Calabria sono il sociale, il sanitario,
ambiente, protezione civile e cultura, ciascuno dei quali articolato in
sottosettori. Il 55% delle 117 organizzazioni di volontariato presenti in città
si occupa dell’assistenza sociale e sanitaria; una percentuale che, nel
territorio provinciale sale al 74%, mentre al 12% si colloca il settore
“Protezione civile”, e “arte” e “cultura” si attestano entrambe al 7%. Il
report prende anche in considerazione la presenza o meno delle associazioni sul
web, in particolare si fa riferimento all’esistenza di un sito internet (in
città sarebbe il 25%), di una casella e-mail mentre per la prima volta annuncia
che negli anni a venire saranno raccolti dei dati provenienti anche dai social
network. Curiosità dal punto di vista del genere: nell’area urbana si registra
che le donne governano le OdV nel 53% dei casi e gli uomini nel 47%, un trend
diverso rispetto a quello nazionale e anche dai dati del territorio provinciale,
in cui prevale la presenza maschile nella rappresentanza legale delle
associazioni. Non è l’unico aspetto su cui ci si differenzia: per quanto
riguarda la denominazione delle associazioni, infatti, sul nostro territorio il
termine più frequente è, proprio, “associazione” seguito da “volontariato” e
“volontari”, tanto che si registrano nel nome 64 ricorrenze per volontariato
(11%) e 55 per volontari (9%) mentre nel report nazionale il termine
“volontari” compare più volte di “volontariato”.<o:p></o:p></span></div>
Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/17472919951059043362noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1813065054745631178.post-83535337367789616042016-03-23T17:55:00.001+01:002016-03-23T17:56:30.872+01:00Percorsi di eccellenza per i meritevoli di Ingegneria Gestionale<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjpcE8oM4H96DQgbvreIypTxB8qsFPscqhHHdXD9vKjkuBniH6T7Js2pBrftrpFPH6DEIcRvH1LEgTLzBLnaJQQL2d3CQOh0OoFI0_djOCyqAp49lJ4Y3TEjX6ZHlN8ODhJoIEZr7ILrbjI/s1600/prova+5112_display.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" height="172" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjpcE8oM4H96DQgbvreIypTxB8qsFPscqhHHdXD9vKjkuBniH6T7Js2pBrftrpFPH6DEIcRvH1LEgTLzBLnaJQQL2d3CQOh0OoFI0_djOCyqAp49lJ4Y3TEjX6ZHlN8ODhJoIEZr7ILrbjI/s400/prova+5112_display.jpg" width="400" /></a></div>
Articolo pubblicato sulla Gazzetta del Sud del 22/03/2016<br />
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Supportare chi raggiunge i risultati più importanti, offrire
momenti di sana competizione e creare un reale ponte tra studio e università, è
questa l’opportunità che viene messa in campo per i dodici partecipanti all’iniziativa
“Percorsi di eccellenza”, rivolta ai migliori laureandi del corso di studio
magistrale in ingegneria gestionale. La presentazione di questa attività
integrativa della didattica è avvenuta presso lo University Club alla presenza
del prorettore Luigi Filice, che ha portato i saluti istituzionali del rettore
Crisci; di Francesca Guerriero, coordinatrice del corso di studi; di Leonardo
Pagnotta, direttore del Dimeg; di Francesco Scarcello, delegato alla didattica;
di Antonio Amodeo e degli ingegneri Giovanni Arena e Roberto Galdini in
rappresentanza di due delle quattro aziende partner dell’iniziativa. La
selezione degli studenti più meritevole e interessati è avvenuta mediante un
bando, aperto ai circa 80 iscritti al secondo anno del corso di laurea
magistrale, e rivolto a tutti coloro che avessero una media di voti dal 28 in
su. «A presentare la domanda sono stati tutti coloro che rientravano nei
requisiti – ha commentato la professoressa Guerriero – questo ci fa capire che
il grado di attenzione dei nostri iscritti nei confronti delle nostre
iniziative è molto alto». Su ventuno aspiranti sono stati selezionati i dodici
migliori, saranno loro che nei prossimi tre mesi potranno seguire un ciclo di
seminari formativi svolti dai manager che operano in diversi ambiti all’interno
di quattro tra le aziende più importanti a livello nazionale e internazionale,
dando modo agli studenti di confrontarsi con problemi pratici e di cominciare
ad applicare le competenze acquisite durante gli anni di corso. «Percorsi
d’eccellenza – spiega ancora Guerriero - darà modo agli studenti di anticipare
parte degli interventi formativi che le aziende predispongono per i neo
assunti, prima che il corso di studi sia finito e può aprire le porte ad
eventuali stage e collaborazioni sviluppando anche tra i ragazzi una sana
competizione». Un’opportunità per potenziare un curriculum già positivo,
infatti seguendo il 90% delle ore erogate e sostenendo le valutazioni di
apprendimento durante il percorso si avrà un tassello di qualità in più da
aggiungere alle esperienze fatte. La mattinata di apertura di “Percorsi
d’eccellenza” è stata anche l’occasione di incontrare nuovamente i quindici
ragazzi delle scuole superiori che hanno partecipato al Talent Outstanding
Program, grazie al quale i maturandi si sono assicurati un posto come matricole
per il prossimo anno accademico nel corso di ingegneria gestionale. «L’obiettivo
di questa attività è quello di offrire agli studenti più meritevoli la
possibilità di approfondire alcuni argomenti, caratterizzanti il corso di studi
- conclude Guerriero - a diretto contatto con manager che di queste tematiche
si occupano nel loro lavoro quotidiano ed è una grande soddisfazione per noi
aprire questa prima edizione con dei partner di grande pregio, sperando che il
loro interessamento contribuisca al successo dell’iniziativa e all’apertura per
i prossimi anni anche verso altre realtà aziendali».<o:p></o:p></div>
Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/17472919951059043362noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1813065054745631178.post-80172569175545736982016-02-25T09:44:00.000+01:002016-02-24T13:46:39.274+01:00Il futuro degli enti territoriali all'Unical<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgv4OLmIspenbYTZFCAQRTePlLjiEoob0mAMVGqFGBOAtpGyb_SVXz-OzHrUtZowp1ckVXC7fxoqsFRpwm_iHIUGo6K71waiMEYfF5RU_Y5xGhU8Hp7eHKxmywBLHmdN0ctXeMefEfh4QT_/s1600/gazzetta++23_display.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgv4OLmIspenbYTZFCAQRTePlLjiEoob0mAMVGqFGBOAtpGyb_SVXz-OzHrUtZowp1ckVXC7fxoqsFRpwm_iHIUGo6K71waiMEYfF5RU_Y5xGhU8Hp7eHKxmywBLHmdN0ctXeMefEfh4QT_/s320/gazzetta++23_display.jpg" width="140" /></a></div>
Articolo pubblicato sulla Gazzetta del Sud del 24/02/2016<br />
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<span id="docs-internal-guid-103372af-134f-1033-3a15-fd8dd99c9554"></span><br />
<div dir="ltr" style="line-height: 1.3800000000000001; margin-bottom: 10pt; margin-top: 0pt;">
<span style="background-color: transparent; color: black; font-family: "calibri"; font-size: 14.666666666666666px; font-style: normal; font-variant: normal; font-weight: 400; text-decoration: none; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">Necessità di cambiare passo in Calabria, superamento delle identità sistemiche e bisogno di andare oltre l'immobilismo istituzionale: con questi obiettivi si è aperto all'Unical il primo seminario congiunto tra le tre università calabresi, organizzato dalla Scuola superiore di scienze delle amministrazioni pubbliche del campus di Arcavacata. La giornata di lavori ha avuto come titolo e tema "Le riforme del governo territoriale in Calabria" ed è andata a esplorare, attraverso voci autorevoli, la legge Delrio e l'analisi delle nuove riforme che hanno investito gli enti, in particolare le province. I saluti del rettore Crisci sono stati incentrati sull'opportunità per la Regione di usufruire di ben tre poli di formazione e ricerca, auspicando che questo sia solo il primo di una serie di incontri sinergici che possano richiamare non solo le università, ma anche le istituzioni politiche in genere: «la Regione ha finalmente aperto gli occhi e scoperto che nelle università ci sono delle potenzialità enormi, senza bisogno di rivolgersi altrove». Nel saluto introduttivo il rettore ha anche espresso la speranza che «iniziative come queste concorrano a trattenere e valorizzare i migliori laureati che le università calabresi formano e che sono costretti ad andare all'estero». Oltre agli accademici, che hanno espresso spunti e analizzato i risultati di ricerche compiute sul campo, sono stati presenti anche rappresentanti delle istituzioni, come Oliverio e il vicepresidente della Regione Viscomi. Le analisi sono state presentate dai docenti dell'università della Calabria: Giampaolo Gerbasi, Mariano Marotta, Giulio Citroni, Maria Mirabelli, Daniele D'Alessandro, Donatella Loprieno, Walter Nocito, Maria Teresa Nardo; dall'università Mediterranea sono intervenuti Carmela Salazar, Antonino Spadaro, Francesco Manganaro e Umberto Gargiulo dell'università Magna Graecia di Catanzaro. Andrea Lippi dell'università di Firenze ha proposto uno studio sulle strategie di riordino delle funzioni del governo locale. La giornata di lavori ha rappresentato l'esito più logico di un percorso di interfacoltà in atto tra i dipartimenti giuridici delle tre università calabresi iniziato prima della riforma Giannini e capace di identificare la volontà di non lavorare solo sull'emergenza, sull'oggi, ma creando prospettive e futuro. </span></div>
Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/17472919951059043362noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1813065054745631178.post-60068976159006137802016-02-19T11:29:00.001+01:002016-02-19T11:31:08.688+01:00Cosa sono le foibe? Le risposte di CosenzaArticolo pubblicato il 18/02/2016 sulla Gazzetta del Sud<br />
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<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiqViBFDSosDVVkQoSZuUVbYS6bEZMZBxSQyWHWLc2bzZb2mVqQen_9oqpbs1ViO0Fhz7LumSGopkKTtcyBLt-AvFMbDT2rJT3Vgkz1qZ97v_8ZUBcdCNsYqQFbLKtQ7LRjwHjW7apm2o8L/s1600/20160218_105430.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="300" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiqViBFDSosDVVkQoSZuUVbYS6bEZMZBxSQyWHWLc2bzZb2mVqQen_9oqpbs1ViO0Fhz7LumSGopkKTtcyBLt-AvFMbDT2rJT3Vgkz1qZ97v_8ZUBcdCNsYqQFbLKtQ7LRjwHjW7apm2o8L/s400/20160218_105430.jpg" width="400" /></a></div>
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<span id="docs-internal-guid-f487390c-f913-f224-03a8-8939e4cb1fc5"></span><br />
<div dir="ltr" style="line-height: 1.295; margin-bottom: 8pt; margin-top: 0pt;">
<span style="background-color: transparent; color: black; font-family: "calibri"; font-size: 14.666666666666666px; font-style: normal; font-variant: normal; font-weight: 400; text-decoration: none; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">Cosa sappiamo delle foibe, cosa si ricorda dei crimini avvenuti nel dopoguerra e cosa è rimasto più impresso di quell’eccidio a oltre settant’anni da quando tutto è avvenuto e ad appena venticinque da quando è stato portato alla ribalta nazionale? Le foibe sono delle insenature naturali presenti nei territori di Trieste e dell’Istria, tristemente noti per essere state utilizzate come fosse comuni nel ’43 quando l’esercito italiano si dissolse e poi nel ’45 quando vi fu l’occupazione di Trieste da parte delle truppe slave del maresciallo Tito. Una storia che non è recente, ma che per anni è passata in secondo piano e quindi appare nuova e poco conosciuta. «Ricordo di averlo studiato a scuola – afferma Francesco Carpino, informatico – ma non riesco a ricordare bene di cosa si trattasse, vedrò di aggiornarmi su wikipedia!», così come anche altri che fanno fatica a collocare in un tempo preciso quanto e cosa è avvenuto: «non ricordo cosa siano le foibe!» sospira Chiara Cirone, studentessa. I crimini occultati nelle foibe sono avvenuti nel 1945, ma solo quarant’anni dopo sono balzati all’onore delle cronache, ispirati dalla forte volontà della popolazione triestina di far sentire la propria voce e il proprio disappunto contro il presidente della Repubblica Cossiga, che nel 1991 intendeva concedere ai militari jugoslavi di tornare in patria attraverso il porto di Trieste. I friulani insorsero poiché conservavano e conservano calda la memoria del dolore e trovavano intollerabile il passaggio di quegli uomini armati proprio nelle stesse zone in cui, all’indomani del secondo conflitto mondiale migliaia e migliaia di persone, indipendentemente dal loro credo politico, erano state uccise al grido di “morte al fascismo, libertà ai popoli”. Un grido, urlato in slavo un momento prima che le vittime venissero crivellate dai colpi della mitragliatrice e sprofondassero nelle insenature naturali tipiche di quei luoghi. Il termine foibe fa riaffiorare pensieri diversi. C’è chi si sofferma sulle torture, chi sulla crudezza del trasformare delle voragini naturali in fosse comuni, come se togliere l’identità in un posto così caratteristico possa essere ancora più crudele. «Ricollego le foibe ai campi di concentramento – ricorda Mariangela Giudice, impiegata - anzi, molte persone che sono state poi trucidate hanno vissuto esperienze da internati, le torture e, infine, la morte al bordo delle fosse, è stata una cosa atroce, non ne ricordo tutti i dettagli, ma alcune cose mi hanno davvero impressionata». Crimini che hanno sconvolto e colpito: «so cosa sono le foibe - afferma Alessia Quaresima, studentessa -perché, anche se ero piccola o forse proprio per quello, ero rimasta impressionata dall’idea che delle persone potessero essere uccise così, ancora oggi mi sento addolorata, scossa e non so spiegarmi con quale animo e con quale cuore si possa fare una cosa del genere per un’ideologia». E ancora altri che ben ricordano quanto appreso sui banchi di scuola: «so cosa sono le foibe – dice convinto Francesco Basile, negoziante – si trovano in Friuli Venezia Giulia e si tratta di voragini naturali in cui sono stati nascosti i corpi di migliaia di persone, per lo più fascisti, quando è finita la II guerra mondiale». E non è il solo, c’è anche chi ricorda la spiccata natura antifascista che voleva essere data a questi interventi: «le foibe per certi punti di vista rappresentano una lotta ideologica – afferma Federico Muraca, impiegato – che ha visto contrapposti comunisti e fascisti. A soccombere in questo caso sarebbero dovuti essere i secondi». In realtà a finire vittime delle foibe non fu una sola categoria di persone, si parla per certi versi di una sorta di pulizia etnica unita a un’operazione ideologica dovuta anche al fatto che a causa della guerra i confini non erano più chiari e le popolazioni che si trovavano in quei territori vivevano una totale insicurezza. In questo clima a morire furono tutti coloro che venivano tacciati di essere traditori della patria slava, una patria che loro stessi non avevano mai conosciuto, poiché nati italiani. Non si è trattato solamente di uccidere le persone e occultarle nelle voragini di natura carsica, alcune delle quali profonde anche cento metri, ma anche di aver provato a “nascondere tutto” gettando nelle fosse della dinamite, una circostanza che renderà per sempre impossibile capire il numero esatto delle vittime. </span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/17472919951059043362noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1813065054745631178.post-87466452359898598602016-02-18T09:57:00.000+01:002016-02-18T09:57:52.462+01:00Master, se il lavoro tarda ad arrivareArticolo pubblicato sulla Gazzetta del Sud del 17/02/2016<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj8QHVuJRqZNxHVDTR_hIiqI_HQLAb_xx7bzqq4wV04Y_NrnwyiTXOrThXe-yt80IlV2paU9HsuWcpMz48DnL2DJL5VKxajN6RsAwtmG91UAC0mBemr8pWYfbc4LX3yg8KF4pFq7JIX4Cto/s1600/gazzmaster.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj8QHVuJRqZNxHVDTR_hIiqI_HQLAb_xx7bzqq4wV04Y_NrnwyiTXOrThXe-yt80IlV2paU9HsuWcpMz48DnL2DJL5VKxajN6RsAwtmG91UAC0mBemr8pWYfbc4LX3yg8KF4pFq7JIX4Cto/s1600/gazzmaster.jpg" /></a></div>
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<span id="docs-internal-guid-01224dc8-f396-d4f7-41e8-26d228638fe4"><span style="font-family: Calibri; font-size: 14.6667px; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">Investire per specializzarsi e allungare con titoli il curriculum sembra essere l’unica risposta quando, con la laurea in tasca e tanti sogni, l’idea di entrare nel mondo del lavoro non riesce a realizzarsi in tempi brevi. Succede in tutta Italia, accade anche agli studenti dell’università della Calabria. Nel primo mese del 2016 sono stati 22 i master che il campus ha proposto ai neolaureati, una varietà di offerta che riguarda sia il settore umanistico che quello scientifico, mentre continuano a moltiplicarsi in città gli enti privati in grado di erogare dei master nel ventaglio della loro offerta formativa. Questi corsi post laurea possono essere di primo o di secondo livello e vi si accede in base al titolo che si possiede, triennale o magistrale. Sono tanti i motivi che spingono gli studenti a intraprendere un nuovo percorso di studio, dopo la proclamazione. «Cominci a pensare al master quando la paura di cosa fare dopo la laurea ti assale e si trasforma in ansia e voglia di mollare tutto – dice Antonello Siracusa, laureando del dipartimento di scienze aziendali – quando si vede l’immobilismo del mondo del lavoro non hai lo stimolo di impegnarti e di sbrigarti, se ci si pone come obiettivo un master dopo la laurea si crea un cuscinetto di tempo per ammortizzare l’attesa di un lavoro vero e la situazione, almeno mentalmente, è più sopportabile». Sulla stessa lunghezza d’onda anche una studentessa di area umanistica che estende il suo pensiero all’investimento economico che chi pensa di iscriversi a un master deve mettere in conto: «il master potrebbe essere una soluzione valida per ovviare al problema dell'invio compulsivo di curriculum che spessissimo non trova risposta – dice Isabella Mari, studentessa all’ultimo anno della specialistica in Linguaggi dello spettacolo, del cinema e dei media - il problema dei costi elevati è evidente, però se diventa davvero un investimento per il futuro, è buono pensarci seriamente». Gli studenti e i laureati Unical sembrano essere tutti d’accordo sul fatto che il master possa essere utile, ma devono sussistere delle condizioni: «fare un master sarebbe molto importante perché amplifica e aumenta le conoscenze, e non si sa mai abbastanza – a parlare così Vincenzo Caristo, neolaureato in ingegneria - io lo farei proprio per questo e per avere qualche possibilità in più nel mondo del lavoro... sarei un po’ combattuto sul farlo o meno all’Unical perché, anche se l'organizzazione generale dei vari corsi di laurea è buona, ancora manca quella connessione con le aziende tale per cui ci sia un collegamento tra la teoria data da un master e il mondo del lavoro. Collegamento che, a più riprese, confrontandomi con colleghi che hanno scelto di studiare altrove, fosse anche per un master, ho scoperto esserci in altre università fuori regione». C’è anche chi spostandosi dalla Calabria ha valutato altre alternative alla possibilità di un master: «l'offerta formativa dell’Unical non mi piaceva molto – racconta Chiara Gabriele, laureata del dipartimento di scienze giuridiche - e quando ho scelto di andare fuori ho preferito impegnarmi in un'esperienza lavorativa. Nonostante ciò ritengo che i master siano molto utili, ma se sono specifici e mirati: per esempio nel mio settore a me sarebbe piaciuto molto farne uno in diritto tributario, ma sono veramente costosissimi». </span></span>Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/17472919951059043362noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1813065054745631178.post-48842740869043781792016-02-15T14:38:00.000+01:002016-02-15T14:38:05.993+01:00San Valentino, festa consumistica o festa dell'amore?<div class="separator" style="clear: both; text-align: left;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjYRc-YDW_mo_2MbeOL1Mu8b6Q_8lyoMEHJBBEQDel1voLdRrX66RRpgpaLrj942dk6whxqtXh8YAzY3LSVEO1c7gkkpRpX3nQAeqLB4ShWFjJ-MIibyoUzua7lsue-1znmtoj_Ryuy3kj1/s1600/2016-02-14+18.21.47.png" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em; text-align: center;"><img border="0" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjYRc-YDW_mo_2MbeOL1Mu8b6Q_8lyoMEHJBBEQDel1voLdRrX66RRpgpaLrj942dk6whxqtXh8YAzY3LSVEO1c7gkkpRpX3nQAeqLB4ShWFjJ-MIibyoUzua7lsue-1znmtoj_Ryuy3kj1/s400/2016-02-14+18.21.47.png" width="232" /></a><span style="font-family: Calibri; font-size: 14.6667px; white-space: pre-wrap;">Articolo pubblicato sulla Gazzetta del Sud del 14/02/2016. </span><span style="font-family: Calibri; font-size: 14.6667px; white-space: pre-wrap;"> </span><span style="font-family: Calibri; font-size: 14.6667px; white-space: pre-wrap;">Cioccolatini, viaggi e regali, la giornata dedicata agli innamorati somiglia sempre di più a una vetrina da cui scegliere cosa comprare e non la celebrazione dell’amore. Una percezione che si ha un po’ da per tutto in città, dove tra vetrine e offerte a tema ogni cosa sembra ricordare l’evento da un punto di vista economico. Tutto ha origine da un rito pagano con cui, nella prima metà di febbraio, si cercava di propiziare la fertilità dei campi, con il cristianesimo lo stesso si trasformò nella celebrazione di san Valentino, protettore degli innamorati ed oggi è una festa sempre più lontana dalle sue origini contadine e improntata, invece, sulla dimostrazione di quanto si ama in termini consumistici. Sono molti in città a ritenere che il significato autentico della festa sia andato perdendosi: «da anni ormai sostengo che sia una festa prettamente consumistica – dice Achiropita Cicala, laureata in scienze aziendali – ormai si pensa solo a fiori, cene, regali a prezzi esagerati per una festa di stampo "romantico" che, in tutta onestà ritengo possa essere festeggiata tranquillamente in uno qualsiasi dei 365 giorni dell'anno» e dello stesso avviso anche un altro parere: «Chi crede nell'amore non aspetta il giorno di san Valentino – afferma Paolo Scebba, deejey - però si è creato un vero e proprio business intorno a questa festa, anche perché rappresenta una possibilità in più per ristoranti, pizzerie e negozi vari per cercare di vendere qualcosa in più». C’è anche chi ritiene che, in linea generale, la superficialità ormai abbia il sopravvento, ma vuole organizzare una giornata speciale, da vivere in quello che ritiene sia il vero spirito che dovrebbe animare il 14 febbraio: «penso che come festa oggi abbia purtroppo un carattere esclusivamente consumistico – afferma Maria Laura Papasergio, ingegnere - e questo ha causato in molte coppie una visione banale del giorno in sé. Personalmente credo in questa festa ma non sono propensa a regalare qualcosa che non sia il mio tempo e le mie attenzioni». È innegabile che i negozianti abbiano plasmato la festa per attirare nuovi clienti, soprattutto coloro che offrono servizi di ristorazione: «san Valentino è diventata una trovata estremamente commerciale, basti pensare a tutti i gadget a tema – afferma Marta Cirimele, impiegata – il 14 febbraio cade proprio tra il Natale e la Pasqua e per questo i negozianti si impegnano a attirare quante più persone possibili. I ristoranti poi si apprestano a creare ambienti caldi e accoglienti quasi surreali… e troppe volte le persone lì sedute mi sembra stiano solo recitando un copione!». San Valentino viene vissuta come un’occasione soprattutto da chi è sposato da molto tempo: «io e mio marito siamo sposati da trentasei anni – racconta Gabriella Ferri, insegnante – e penso che san Valentino sia un’occasione preziosa per fare qualcosa di diverso. Questa festa dovrebbe essere più sentita da noi che abbiamo una routine più che consolidata, e non solo dalle giovani coppie». C’è anche chi nella prossima domenica non trascurerà la compagna, ma non dimenticherà neppure il campionato e la propria squadra del cuore: «diciamo che san Valentino dovrebbe essere tutti i giorni – afferma Gaspare Guzzo Foliaro, impiegato - per me che lo vivo da dentro, essendo fidanzato, è davvero una festa. Per quanto riguarda il fattore consumismo, non saprei. Di solito io e la mia fidanzata ci facciamo regalini normali, non di certo regali da cinquecento o mille euro. Per quest'anno non so ancora che farò. Una cosa è certa: andrò a vedere il derby Cosenza - Catanzaro. La sera si vedrà».</span></div>
Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/17472919951059043362noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1813065054745631178.post-32614813387589375522016-02-12T10:50:00.002+01:002016-02-15T15:59:04.840+01:00Emigrazione, formarsi e andar viaArticolo pubblicato sulla Gazzetta del Sud 11/02/2016<br />
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<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhU5M_4FBfa6HeCMiBT8ph_vn2uk1JqkJ0b_-wSqH1V_h3_hm6QzLXp4C5PBhiyqOy36I2utTHieE9Tb2pqGkVMTPIn-lShZU9EYS4sNq5Oo2yt3DvgpFlAXRutfzM8GMNcEp3-1vb6Ubj8/s1600/gazz27_display.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="282" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhU5M_4FBfa6HeCMiBT8ph_vn2uk1JqkJ0b_-wSqH1V_h3_hm6QzLXp4C5PBhiyqOy36I2utTHieE9Tb2pqGkVMTPIn-lShZU9EYS4sNq5Oo2yt3DvgpFlAXRutfzM8GMNcEp3-1vb6Ubj8/s400/gazz27_display.jpg" width="400" /></a></div>
<span id="docs-internal-guid-ef48a38d-d4e3-ab81-7eda-ffe276c20214"><span style="font-family: "calibri"; font-size: 14.6667px; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">Scarsa meritocrazia, sfiducia nei metodi di valutazione, poche e mal gestite risorse, servizi inesistenti: questi sono solo alcuni dei motivi che spingono i giovani talenti ad andar via. Ogni persona è unica al mondo poiché ha un modo unico di vivere esperienze, acquisire competenze, mettere in luce capacità e passioni. L’insieme di tutto ciò è definito “capitale umano” e, in parole semplici, rappresenta l’energia e la possibilità di compiere azioni positive nella società in cui si vive. Cosenza, come il resto del sud si spopola: «se ripenso alla mia classe delle superiori – racconta Emanuela Capobianco, laureata in scienze letterarie – e mi guardo intorno oggi mi sento una sopravvissuta. Avevamo deciso in tanti di iscriverci all’Unical, ci sembrava di non aver niente da invidiare a nessuno: noi di Cosenza andavamo all’università nella nostra città. Ma non era così. Già tra triennale e specialistica molti hanno deciso di andar via. Capisco i miei compagni: non tutti sono votati al sacrificio, non tutti dopo tanti studi e tante rinunce possono votarsi al volontariato perenne, all’impossibilità di aspirare a qualcosa di più. Adesso siamo rimasti solo in 3 o 4 a vivere qui, da 24 che eravamo in classe, e noi sopravvissuti ci domandiamo se ciò che meritiamo non sia davvero altrove». La fuga dei cervelli è una realtà che impoverisce il territorio, eppure sembra l’unica possibilità di dare una svolta alla propria vita e dare un senso agli anni di studio: «reputo assolutamente fisiologico il bisogno di emigrare per poter esprimere le proprie capacità, in una società che maggiormente valuta secondo metodo meritocratico – a parlare così Alessio Paciello, laureato in chimica – ogni giorno tutto il sistema appare fortemente compromesso, dai concorsi alla ricerca, che dovrebbe essere il fiore all’occhiello di una qualsiasi nazione che si reputi civile». Ci sono anche altre esperienze che, nel pessimismo generale, sembrano dare una ventata di speranza: «ho frequentato lo scientifico di Cosenza, eravamo una classe di 26 persone e solo una ragazza ha deciso di iscriversi all’università fuori – racconta Luca Meringolo – non so a distanza di tempo se rifarebbero la stessa scelta o se hanno maturato l’idea di andare via. Io ritengo che la fuga dei cervelli sia il risultato di un Paese vecchio e incapace di aprirsi ai giovani. In noi giovani si crede poco e non solo a livello locale: non veniamo ritenuti idonei al lavoro neanche dopo la laurea!». C’è anche chi si sofferma a pensare alle possibili soluzioni: «la fuga dei cervelli è il segnale chiaro ed inequivocabile che il territorio non sia stato in grado di mettere in cantiere proposte concrete per trattenere le migliori energie per la crescita e lo sviluppo! – dice Eugenio Greco, impiegato - assistiamo passivamente a uno svuotamento culturale delle nostre zone e per invertire il trend uno degli strumenti potrebbe essere sfruttare al massimo l'agenda Europea dei Fondi Comunitari 2014/2020. Si dovrebbero presentare progetti concreti a proposito di ambiente, trasporti, infrastrutture per migliorare le cose». C'è chi, come Battista Liserre, porta, poi, la sua esperienza dopo aver lasciato la Calabria ed essersi trasformato in un cervello in fuga: «Ho lasciato Cosenza nel 2012 per fare un dottorato di ricerca . All'Unical vi erano pochissimi posti. Le mie speranze erano minime. Quindi ho tentato la mia "chance" all'estero . Ora sto finendo la mia tesi in letteratura italiana dal titolo: “Politica e letteratura a Firenze nel XIV secolo: gli Orti Oricellari” diretta da Theà Picquet all’Università d’Aix-Marseille e da Donatella Coppini all’Università degli Studi. Sono membro del laboratorio CAER. Oltre al dottorato, insegno italiano come contrattista all’Università d’AIX-Marseille. Cosa impossibile in Italia per un giovane di 32 anni. Il mio Paese ha investito in me per farmi studiare, formarmi. Ma poi mi ha scaricato. Nella nostra penisola manca un collegamento tra il mondo universitario e quello del lavoro. C’è uno spreco enorme del capitale umano. Il 30% dei giovani si forma in Italia, ma poi va all’estero per lavorare. Ho l’impressione che l’Italia stia diventando un Paese per vecchi. Manca una riforma delle pensione per dare spazio a noi giovani. Vivendo all’estero mi rendo conto che siamo un Paese vecchio, dove non c’è posto per le giovani generazioni. Le migliori menti italiane si trovano quasi tutte all’estero. Per esempio, il giovane filosofo siciliano Oreste Salamone è il primo al mondo che sta studiando il Papiro di Derveni. Ma per fare questo si è trasferito in Francia, poiché nelle università italiane non c’erano posti liberi».</span></span><br />
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